Darps – intervista a Marica Croce

di Elibetta Valento

D.: DARPS si propone di diffondere la conoscenza delle artiste del XX e XXI secolo, quindi  si parte dalla costruzione di un catalogo-archivio che quanto meno consenta una sorta di “censimento”. Concentriamoci per ora sul sito e ti pongo quindi una domanda che ti feci diverso tempo fa, qual è la modalità di implementazione dell’archivio? Si tratta di inserire tutte le artiste oppure solo alcune? E se vale la seconda opzione, sulla base di cosa si sceglie?

R.: Forse per rispondere alla tua domanda dovrei raccontare come è cominciato quello che tu chiami archivio. Io non parlerei di un archivio perché non ne ha le caratteristiche selettive e catalogative, e neanche l’ambizione, piuttosto una semplice geografia personale, un nucleo iniziale  di duecento schede, che adesso crescerà con  altri contributi.

D.: Già solo la creazione di un semplice archivio mi sembra un’impresa titanica, ma il tuo progetto è ben più ambizioso. Nella voce Premessa del sito DARPS, partendo da un concetto espresso da Louise Bourgeois, spieghi che i criteri di catalogazione ridotti al minimo, alfabetico e anagrafico, propongono al fruitore un approccio asistemico lasciando che, tue testuali parole, “un’immagine colga il nostro sguardo e ci interpelli, per sé” (e che quindi in un certo senso ci porti anche a un punto di incontro con il nostro proprio sé), e infatti delle artiste sinora inserite nel database non si dà alcuna scheda bio e si mostrano solo opere e dichiarazioni accompagnate citazioni. Come nasce questa estrema sintesi ?

R.: La sintesi, sì, è proprio  questo che desideravo condividere per offrire un’occasione, tra le tante, di avvicinarsi all’arte contemporanea oppure di scoprire o riscoprire artiste, di mostrare la molteplicità delle loro opere e dei loro pensieri sull’arte e sulla vita. navigando liberamente tra le fotografie delle loro opere e i loro pensieri, senza introduzioni biografiche o critiche, perché appunto, sia un’immagine a cogliere il nostro sguardo e ci interpelli, per sé. la connessione con gli altri archivi on line va incontro, utilizzando la  tecnologia, al desiderio impossibile  di completezza thieme.becker!

D.: Come l’esperienza del sito DARPS si può tradurre in materiale di lavoro e di incontri-dibattiti? La modalità di costruzione del sito suggerisce anche una modalità di lavoro, infatti la scorsa volta mi accennasti al fatto che stavi lavorando a tre grandi temi da proporre (ne ricordo solo due “Conflitto” e “Tempo”), ognuno dei quali è costruito attraverso delle immagini. Le immagini collegate l’una all’altra, anche solo nella loro semplice scansione temporale e delle quali però andrebbero comprese le modalità, intese sia come tecnica sia come resa formale, si rapprendono in un tema comune che ne svela il significato o almeno uno dei possibili significati. Ma in questa comprensione credo che tu intraveda la possibilità di inserire approcci multidisciplinari che consentano di inquadrare il significato in un contesto più ampio e di dare un senso a quella trasversalità di tematiche comuni. Come immagini possa svolgersi questi incontri, quali tipo di professionalità vedi coinvolte?

R.: Attraverso la pratica della conversazione, è così che l’esperienza d’arte e la relazione con artiste e opere si allontana dallo spazio dell’opinione e della citazione e ritrova il piacere della lingua e dell’incontro tra linguaggi diversi, dalla filosofia alla psicanalisi, dall’iconologia alle scienze sociali … Conversazioni, a partire dalle immagini con cui le artiste hanno saputo e voluto esprimersi. momenti che riescono a coinvolgere anche chi non si è finora interessato all’arte e al pensiero femminile. si realizzano nel corso dell’anno non solo nella sede di roma, ma in italia e fuori, con un calendario aperto e flessibile anche ad occasioni non programmate. a questo contribuiscono le consigliere e le donatrici e le associate. questi  incontri dal vivo disegnano una traccia  spontanea ed empatica che segue anche mostre pubblicazioni convegni e che poi viene condivisa   attraverso il sito. ogni incontro contribuisce al cantiere della manifestazione annuale.

D.: Parlando con te la scorsa volta ho avuto la sensazione che lo scopo sia decostruire il linguaggio artistico usato da alcune artiste ravvisando in esso quello che si può interpretare come possibile risposta o costruzione alternativa alla struttura sociale in cui siamo immersi, una sorta di tentativo di ravvisare un filo d’Arianna che consenta di uscire dal labirinto della società patriarcale. Filo che non sempre si costruisce in modo consapevole nelle artiste stesse. E’ corretta questa impressione?

R: non saprei dire ma nell’arte fatta delle donne, a partire dalle pioniere della fine dell’800, avverto una attualità contingente a uno stare nella società che rientra ancora in uno stesso paradigma. parlo della necessità di uno sguardo situato. credo infatti che il lavoro delle artiste  come pensiero della differenza applicato non sia stato recepito nella sua radicalità. ci sono delle barriere all’ingresso che hanno radici profonde, ecco, come alberi centenari che non si ha il coraggio di abbattere. è la coscienza della mirabile avventura visiva dell’arte occidentale, e gli alberi monumentali e frondosi non si toccano, però si può attraversarli, guardarli dall’altra parte e riprendere possesso della vastità dell’orizzonte.

D.: E’ bellissimo il paragonare gli alberi meravigliosi e centenari, che non si ha il coraggio di abbattere, con l’arte occidentale, un prisma che tutto è tranne che monolitico ma che, proprio per la sua maestà, rende difficile la possibilità di travalicarla. Io credo che in quanto hai detto sinora ci siamo molto materiale sul quale partire. E’ evidente che si tratta di una tua propria esperienza, lo dici chiaramente quando parli di una tua geografia personale nella scelta delle artiste e delle loro opere da inserire nel sito, ma è derivata da un sentire probabilmente molto più profondo e diffuso. Dall’esigenza di riprendere in mano dei fili, dei segmenti o parti di un discorso più ampio, di mostrarli, di parteciparli per scovarne altri ancora, per imparare a conoscere o riconoscere linguaggi e inventarne altri ancora. Per lo meno è questa l’impressione che io ne ricavo.

R.: le attuali generazioni sono le ereditiere dei risultati di una fatica lunga più di un secolo. oggi è sempre più necessario far conoscere questo patrimonio, non sprecarlo ed evitare la banalizzazione delle narrazioni che inflazionano questa ricca e complessa eredità di pensiero critico e immaginativo per andare avanti con energie consapevoli. ‘L’arte’ è uno degli strumenti a nostra disposizione per far fluire questa consapevolezza attraversando opere che parlano di noi e delle nostre vite, emergenze, necessità di poesia e di presa in carico della realtà.

D.: Quindi un’ultima domanda, per ora, perché non inizi a scrivere spiegando meglio il tuo progetto e descrivendo anche come auspichi che si svolga?

R.: una visione personale per sollecitare altre visioni a “partire da sé”, questa è la proposta di Darps, una proposta di condivisione e coinvolgimento. si rivolge  alle artiste, studiose, collezioniste, curatrici, critiche, galleriste, distinzioni che a volte  perdono lo statuto di categoria per mescolarsi e coesistere, e alle donne che non si sono finora interessate all’arte contemporanea. Mettere in comunicazione le donne dei mondi dell’arte e della società attraversando insieme, in piccoli gruppi, le immagini delle opere delle artiste… è stato per me l’inizio di un percorso che ora la fondazione potrà  continuare coinvolgendo e allargando. Darps è il supporto propositivo e organizzativo di una rete che si va formando per preparare un appuntamento annuale tra donne dei mondi dell’arte del pensiero e della società. una manifestazione che racconti le attività svolte e future, un appuntamento di conoscenze e scambi  per innescare circuiti e progettualità comuni. un’occasione di comunicare una sintesi del lavoro critico più aggiornato reso accessible ‘au plus grand nombre’. il potere delle immagini offre, a uno sguardo critico e interrogante, occasioni di scoperte di senso in un modo differente da quello della lettura di un saggio. le arti visive sono a nostra disposizione per scoccare scintille.

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vorrei iniziare così

chiedendo alle donne dell’arte di esprimersi così come tu mi hai fatto fare?

lo scopo non è di essere tutte d’accordo per scrivere un manifesto

ma non avere paura delle domande aperte e delle aporie.

esserci, nel presente complesso e proiettato al futuro molteplice

 

Redazione

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