Presentazione della sezione “Istituzioni artistiche e culturali | Una mappatura”

L’esperienza dell’occupazione del Teatro Valle (Roma) e dell’ondata di nuove occupazioni di spazi culturali, avvenuta in Italia tra il 2011 e il 2013, è un acceleratore di visioni e di pratiche con cui ricominciare a pensare le nuove istituzioni. Camminare a ritroso e scoprire matasse di nodi da sgrovigliare. Riprendere il passo del pensiero che si fa azione, e la città diventa soggetto e oggetto della politica, dell’arte e del sapere; il diritto alla città e le “lotte spaziali“, utopie materiali che bisogna imparare ad ascoltare.

Contemporaneamente, l’incontro con istituzioni culturali di altri paesi è un ulteriore modo di stimolare l’immaginazione sul tema delle istituzioni, fornendo di strumenti utili alle pratiche per pensare politicamente la capacità istituente in termini di molteplicità, differenza, relazionalità, metamorfosi. Istituzioni indipendenti, autonome, comuni, in cui creare nuovi linguaggi e spazi della politica.

Una mappatura dunque: di spazi fisici, di esperienze, di networks, di istituzioni artistiche e culturali con statuti diversi e differenti livelli di azione. È urgente pensare politicamente il rapporto tra spazi culturali e politiche europee, laddove esistono ed operano linee di differenziazione e gerarchizzazione che fanno delle pratiche, delle idee e delle relazioni create nel “sud del mondo” i contenuti più adeguati per le istituzioni culturali del “Nord Europa”.

In questo vuoto di discorso politico nasce l’esigenza di guardare in modo diverso a questi rapporti, entrando direttamente in contatto con le persone che costruiscono gli spazi culturali. Camminare, domandando. Quali sono le pratiche di sussunzione e valorizzazione in atto, spesso invisibili per molti e che anzi costituiscono una chiave di lettura del presente? Agiscono particolari linee di differenziazione nella divisione del lavoro culturale all’interno di questi spazi, in termini di genere? Quali sono le possibili pratiche di liberazione, in un’ottica non di contrapposizione ma di cooperazione?

Cooperazione, appunto. Una bella parola utilizzata trasversalmente, ma che assume significati diversi a seconda di chi la pronuncia. Oppure, il diverso significato dato all’autorganizzazione: da pratica di lotta e di costruzione di alternative nella crisi propria dello spazio Euromediterraneo si trasforma in “modello organizzativo sostenibile” nella new economy del Nord Europa, che ne elimina la portata conflittuale.

Abbiamo forse un problema di neo-colonialismo (funzionale tanto ai discorsi di una certa visione dei postcolonial studies quanto alle politiche europee di gerarchizzazione dall’alto, il nord, verso il basso, il sud)?

A partire da queste domande nasce un percorso di ricerca e autoformazione, con l’obiettivo di costruire una cartografia critica degli spazi culturali europei/euromediterranei, raccogliendo in questa sezione articoli, schede, interviste, reportage.

[We Lose Space, Installation by Megan Wilson and Gordon Winiemko, San Francisco Art Commission Grove Street Gallery (across from SF City Hall), San Francisco, CA, 2000, photo by Megan Wilson]

 

 

 

Redazione

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