LIBERE DI (AUTO)FORMARCI E DI FORMARE. Costruire e condividere saperi contro la cultura della violenza

LIBERE DI (AUTO)FORMARCI E DI FORMARE. Costruire e condividere saperi contro la cultura della violenza

Per prevenire la violenza di genere è fondamentale mettere al centro un tipo di formazione permanente e multidisciplinare, che consenta di monitorare il fenomeno in tutte le sue sfaccettature e sui vari livelli di intervento per il sostegno alle donne.

Formazione delle operatrici dei Centri Antiviolenza (CAV)
Il sostegno alle donne che subiscono violenza deve rispettare i criteri individuati dal sapere acquisito dai movimenti delle donne e dalle dichiarazioni e raccomandazioni EU e ONU. Riteniamo quindi che la formazione debba essere gestita dai CAV che hanno una mission specifica basata sul diritto di scelta e consenso e sul riconoscimento e rafforzamento delle capacità della donna, e non sull’assistenzialismo e su misure riparatorie.
Formazione di altre figure professionali coinvolte nel percorso di fuoriuscita dalla violenza delle donne
È importante ampliare la rete di contatti tra le operatrici dei Centri Antiviolenza e le altre figure che vengono a contatto con le richieste di aiuto (insegnanti, educatori, istituzioni politiche, magistrati, avvocati, forze dell’ordine, consulenti, operatori socio-sanitari, etc.), conferendo pieno riconoscimento alla competenza specifica delle donne che lavorano nei CAV. L’attività di sensibilizzazione si propone quindi di formare tali figure al fine di renderle in grado di riconoscere la violenza (con particolare attenzione al consenso della vittima nei casi di violenza sessuale, tema che oggi necessita di una riaffermazione quale elemento fondante per la formazione della fattispecie di reato), di fornire una prima accoglienza alle donne e di indirizzarle ai servizi specializzati, attraverso la conoscenza delle risorse a disposizione e degli strumenti operativi della rete.

Formazione nel mondo dei media e delle industrie culturali
È necessario eliminare a monte le narrazioni tossiche, mirando a cambiare la cultura attraverso percorsi di formazione diffusi e capillari in tutti gli ambiti della comunicazione: dal giornalismo alla pubblicità, dalla comunicazione pubblica a quella artistica, la formazione deve iniziare nei percorsi scolastici e universitari, e proseguire nei corsi di specializzazione. Prevediamo nello specifico l’inserimento, nella formazione permanente obbligatoria per la professione giornalistica, di corsi sulla violenza maschile contro le donne e contro le persone LGBT*QIA+, sul linguaggio sessuato e razzista, sulla storia e sulla cultura delle donne, rivolti anche a figure professionali coinvolte in generi mediali “fictional”. In particolare, per l’audiovisivo e per le campagne di comunicazione, è fondamentale una formazione di genere anche sull’uso delle immagini. I corsi devono essere tenuti da esperte femministe competenti in materia.

Formazione nel mondo del lavoro
Molestie, violenze e discriminazioni di genere sono sempre più frequenti sui posti di lavoro. La precarietà dilagante, la distruzione dei diritti e delle tutele fondamentali attuata dalle ultime riforme del mercato del lavoro, l’impoverimento generale causato dalla crisi hanno aumentato a dismisura il livello di ricattabilità delle lavoratrici e delle soggettività LGBT*QIA+, esponendole una volta di più a queste forme di violenza. Pertanto individuiamo, tra le misure di prevenzione imprescindibili a tali fenomeni, la costruzione di corsi di formazione obbligatori nei luoghi di lavoro sulla violenza e le molestie a sfondo sessuale, sessismo, transomofobia e razzismo, che coinvolgano tutto il personale. Corsi costruiti dalle e per le donne e le soggettività LGBTQIA+, in rapporto anche con i Centri Antiviolenza – e in tal senso auspichiamo, non secondariamente, lo sviluppo di forme di raccordo virtuose tra questi ultimi e le associazioni sindacali -, con l’obiettivo di fornire strumenti di difesa e autodifesa adeguati ed efficaci.