Valentina Cappi – Mettere in Ordine la differenza: pratiche di relazione e dinamiche di autorità nella Sororità di Mantova.

Relatrice: Prof.ssa Adriana Destro
Università di Bologna
Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di laurea: Scienze etno-antropologiche
Anno Accademico: 2007/2008
Tesi di laurea triennale in Etno-Antropologia delle Religioni

 

Abstract: L’indagine si configura come il tentativo di definire un’esperienza che dal 1998 interessa, all’interno della città e della provincia di Mantova, un gruppo di donne -di diversa età, professione, convinzione religiosa e politica- riunitesi in una forma aggregativa che prende il nome di Sororità. Tale forma è radicata in un contesto circoscritto ma in posizione critica rispetto ad alcune dimensioni della società attuale, in particolare rispetto alla Chiesa cattolica. La Sororità, che deriva il proprio nome dal tipo di esperienza intracomunitaria sperimentata, si presenta come un’invenzione politica interna o liminale all’ambito religioso contermine. Pensata come Ordine dalla fondatrice e dalle altre donne che ne fanno parte, essa è stata riconosciuta dal Vescovo della diocesi di Mantova come aggregazione laicale, in seguito all’approvazione di una Regola, scritta dalla fondatrice [vedi in appendice]. Nata da un desiderio di rinnovamento religioso e, insieme, dalla necessità di praticare una strategia di genere, la Sororità si propone di costruire, sperimentare ed impiantare un ordine simbolico femminile nella società a partire dalla Chiesa cattolica, individuata come istituzione in cui la marginalità della donna è indiscutibile. Al momento composta da venticinque donne (di età compresa fra i 39 e i 68 anni), la Sororità si configura come una pratica di separatezza femminile che non assume posizioni rivendicative, ma che intercetta, chiarisce e tenta di riscattare un disagio nel vissuto di ogni donna, interpretato come effetto dell’occultamento del femminile e della sua inclusione forzata in un ordine simbolico e sociale maschile (e rintracciabile, in maniera manifesta, nel linguaggio). La ragione di esistenza della Sororità va oltre il discorso intellettuale per abbracciare pratiche inedite di relazione e comunione fra donne con l’intento della non esclusione, prevedendo la partecipazione di “donne laiche, sposate o vedove, monache, suore, consacrate, singole e, in spirito ecumenico, interreligioso e interculturale, anche di donne di altre confessioni cristiane, altre religioni e fedi”.

 

Le informazioni sulle quali si è basato il lavoro di ricerca, provengono quasi esclusivamente da interviste approfondite, rilasciate alla sottoscritta da quattordici delle donne facenti parte della Sororità e dalla consultazione della loro documentazione. Questi materiali sono stati poi incrociati con una letteratura antropologica di ampio respiro, che ha permesso di confrontare e di ricondurre o avvicinare le modalità di aggregazione della Sororità, le dinamiche del gruppo e alcune pratiche, a modelli tipologici noti nell’ambito delle scienze sociali, approdando ad alcune conclusioni circa la collocazione e il significato del fenomeno nel panorama sociale e religioso. Attraverso le parole della fondatrice dell’Ordine della Sororità, vengono analizzati i concetti fondamentali sui quali il gruppo di donne imposta la propria riflessione, rivisti poi alla luce di alcune teorie proprie delle scienze antropologiche (fra questi, i concetti di “ordine simbolico”, di “sororità” e di “sorellanza”). Si ripercorrono i momenti, reali e simbolici, che la Sororità ha dovuto affrontare per costituirsi ed essere riconosciuta come tale, attingendo soprattutto al punto di vista delle donne che questi passaggi li hanno vissuti, e che sono stati raccolti attraverso le interviste. Una parte dell’analisi tenta poi di scandagliare le dinamiche di gruppo e di entrare nel merito di ciò che il gruppo fa, ovvero delle pratiche e della vita materiale della Sororità, approdando ad un abbozzo di network analysis, nella convinzione che la nozione di rete fosse la più adatta per approcciare questo specifico fenomeno.

 

 

INDICE
Introduzione
Metodologia della ricerca
Note di campo

 

CAPITOLO PRIMO L’invenzione della Sororità
1.1 Nascita di un nome: perché sororità è diverso da sorellanza
1.2 (Ri)produzione e constestazione di un ordine simbolico
1.3 Dalla diade al gruppo, attraverso il dispositivo dell’autorità femminile

 

CAPITOLO SECONDO Passaggi di riconoscimento
2.1 Perché nella Chiesa: il riconoscimento del Vescovo diocesano
2.2 La Sororità come movimento carismatico?
2.3 La Regola e l’Ordine
2.4 Lo stato attuale: le Sororità periferiche diventano autonome

 

CAPITOLO TERZO Una disparità ricercata: orizzontalità e verticalità dei rapporti di sororità
3.1 Il dispositivo dell’autorità femminile
3.2 Dal network al gruppo corporato, dal gruppo corporato al network
3.3. Habitus e nuovo inizio: in parole e in praticamente
3.4 Un esempio di pratica: il dono delle lacrime

 

CAPITOLO QUARTO La Sororità nel panorama sociale e religioso: una pratica di politica femminile

 

APPENDICI
1. Regola dell’Ordine della Sororità
2. Lettera del Vescovo diocesano
3. Interviste

 

BIBLIOGRAFIA

 

Biografia: Valentina Cappi è dottoranda in Storia presso l’Università di Bologna, da ottobre 2011. Dopo aver conseguito, nell’ottobre 2008, la Laurea Triennale in Scienze etno-antropologiche, prosegue gli studi sempre presso il corso di laurea in Antropologia culturale ed etnologia dell’Università di Bologna e frequenta per cinque mesi l’Université de Provence Aix-Marseille I in qualità di vincitrice di posto di scambio Erasmus durante l’a.a. 2009-2010. Consegue dunque, nel marzo 2011, il titolo di Laurea Magistrale con una tesi in Antropologia del corpo e della malattia, dal titolo “Negoziare il malessere attraverso il piccolo schermo: fruizione mediatica e uso popolare dei medical dramas” (110 con lode; relatore prof. Ivo Quaranta, correlatore prof. Gaetano Mangiameli).
Si occupa ora della rappresentazione mediatica della professione medica in Italia e negli Stati Uniti dagli anni ’80 ad oggi, conducendo uno studio comparativo a partire dalle fiction televisive.
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