UN’ALTRA IDEA DI ECONOMIA

UN’ALTRA IDEA DI ECONOMIA

di Federica Tomasello

If we are to survive into a liveable future,

we must take into our own hands the power to create,

restore and explore different stories, with new main characters,

better plots, and at least the possibility of some happy endings

Val Plumwood

La parola economia, dal greco “gestione della casa” (οἴκος – casa – e νόμος – norma), nasceva per descrivere il processo attraverso cui i membri di una stessa società soddisfacevano i propri bisogni attraverso l’utilizzo di beni scarsi. A causa di una progressiva svalorizzazione di tutti quei lavori effettivamente necessari alla riproduzione della vita, insieme alla considerazione della natura come mera risorsa di cui appropriarsi, piuttosto che di un sistema da cui dipendiamo e di cui facciamo parte, ha fatto sì che l’economia perdesse la sua funzione originaria di strumento attraverso il quale soddisfare le necessità umane.

E’ questa “maniera di stare al mondo”, questo modello economico-sociale che ostacola le relazioni comunitarie, distrugge i saperi tradizionali più sostenibili, provoca la rottura delle relazioni di cura che rendono possibile la riproduzione sociale e costruisce un concetto di ricchezza e di benessere basato sull’accumulazione e il profitto per pochi (Herrero, 2017), che sta generando ciò che l’economista spagnola Amaya Pérez Orozco (2014) definisce il conflitto tra il capitale e la vita. Nell’immaginare un altro modo di stare al mondo, lei stessa propone un modello sociale organizzato intorno all’economia della cura e fondato su una fitta rete di legami (famigliari, di vicinato, di comunità), che miri alla condivisione del lavoro riproduttivo. Un sistema il cui obiettivo è la descomplejización (termine proposto dallo scrittore e politologo Carlos Taibo, docente presso l’Universidad Autónoma de Madrid) perché effettivamente costruito per rispondere ai bisogni umani, nel rispetto della natura che ci circonda e di cui facciamo parte.

Secondo l’antropologa spagnola Yayo Herrero, a partire dalla valorizzazione della nostra ecodipendenza e interdipendenza, bisognerebbe promuovere quelle attività funzionali alla riproduzione della vita umana. Per costruire un modello di società che ponga al centro una vita degna d’essere vissuta, possiamo iniziare con il chiederci: quali necessità bisogna soddisfare? Quali sono le produzioni necessarie affinché tali necessità vengano soddisfatte? Quali sono i lavori socialmente necessari per tali produzioni? Come redistribuire le ricchezze e permettere un eguale accesso alle risorse? (Herrero, 2017).

Per rispondere a tali domande, la sociologa Maria Mies (1998) propone di andare a indagare quei modelli economici e sociali che già pongano al centro la preservazione della vita, tutelano i beni comuni, promuovono la solidarietà inter e intra-specie e la presa di decisione collettiva.

Per immaginare un nostro modello di produzione sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale, possiamo partire dal nominare le “diverse economie” (Gibson-Graham J. K, 2006) che abitano e prendono forma nel nostro pianeta. Come afferma Magdalena Leon (2009), dobbiamo rendere visibili “le economie diverse realmente esistenti”.

Attraverso una “prospettiva orientata alla sussistenza” (Mies, Bennholdt-Thomsen, 2000) in molte partecipiamo quotidianamente alla messa in pratica di un’economia che mira al soddisfacimento dei nostri effettivi bisogni, sostenibile dal punto di vista ambientale, cooperativa e locale.

Guardare a queste pratiche, a queste realtà altre esistenti, da una parte ci permette di comprendere che esistono già forme di riproduzione della vita che non interrogano relazioni capitalistiche (Gutiérrez, 2016), dall’altra ci aiuta a pensare e ri-pensare una nostra trasformazione economica e sociale.

Movimenti urbani, contadini, popoli dei Sud del mondo, attraverso l’elaborazione di pratiche e immaginari altri, hanno dimostrato di essere in grado di minare l’immaginario egemonico del sistema economico capitalista e di costruire micro-rivoluzioni territoriali a partire da nuovi concetti-orizzonte: Beni Comuni, Comunalità, Post-estrattivismo, Etica della cura, Democratizzazione radicale (Svampa, 2008).

A queste economie e relazioni sociali altre, che il sistema capitalista tenta di rendere invisibili, svaluta, ghettizza e reprime, dovremmo sempre tentare di guardare, quando vogliono farci credere che altri mondi non siano possibili..

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

  • Bennholdt-Thomsen, Mies, The Subsistence Perspective: Beyond the Globalised Economy, Zed Books, Londra, 2000.

  • Gibson-Graham J. K, A Postcapitalist Politics, University of Minnesota Press, Londra, 2006.

  • Gutiérrez R., Horizontes comunitario-populares. Producción de lo común más allá de las políticas estado-céntricas, Traficantes de Sueños, Madrid, 2016.

  • Herrero Y. (et al.), La gran encrucijada. Sobre la crisis ecosocial y el cambio de ciclo histórico, Libros en Acción, Madrid, 2017.

  • Leon M., Cambiar la economía para cambiar la vida. Desafíos de una economía para la vida, Abya Yala, Quito, 2009.

  • Mies M., Vandana S., Ecofeminism, Zes Books, Londra, 1998. 

  • Pérez Orozco A., Subversión feminista de la economía, Traficantes de Sueños, Madrid, 2014.

  • Svampa M., Cambio de época. Movimientos sociales y poder político, Siglo Venintiuno Editores, Buenos Aires, 2008.

  • Zibechi, R., Dispersar el poder. Los movimientos como poderes antiestatales, Tinta Limón, Buenos Aires, 2016.