Carol J.Adams – La politica sessuale della carne. Una teoria critica femminista e vegetariana, Sonda 2016

Carol J.Adams – La politica sessuale della carne. Una teoria critica femminista e vegetariana, Sonda 2016

“How does someone become something?” – questa è la domanda a cui hanno cercato di rispondere, attraverso le loro opere, le quattordici artiste che hanno animato la mostra SPOM – Sexual Politics of Meat, ospitata presso The Animal Museum of Los Angeles ad ottobre 2017.

L’esposizione segue il tema affrontato nell’omonimo libro, The Sexual Politics of Meat: A Feminist-Vegetarian Critical Theory, della scrittrice e attivista Carol J.Adams. Un testo edito per la prima volta nel 1990 che, seppur passibile di critiche, a distanza di diversi anni continua ad essere oggetto di dibattiti, ristampe e traduzioni in diverse lingue. Carol J. Adams, femminista e vegana, nei suoi lavori ha esplorato le molteplici forme di oppressione, fondate su sesso, razza e specie, che connotano la nostra cultura e determinano le nostre vite, rendendole visibili e connettendole tra loro. Secondo l’autrice, tanto le donne quanto gli animali non umani nelle società occidentali sono posizionati in una scala gerarchica inferiore rispetto all’uomo, e sono spesso rappresentati in maniera simile: come oggetti invece che soggetti. Riconoscere che il consumo di carne è per gli animali non umani ciò che il razzismo è per la popolazione nera, il sessismo per le donne, l’omofobia per gay e lesbiche, la transfobia per le persone trans, serve a comprendere come tutte queste forme di oppressione non agiscano in modo indipendente l’una dall’altra, ma siano l’espressione di un sistema fondato su gerarchie e rapporti di dominazione. Il volume si pone proprio questo come obiettivo: collegare le varie forme di oppressione, in particolar modo delle donne e degli animali non umani, esplicitandone la comune matrice androcentrica.

Fin dalle prime pagine, viene tracciata una connessione tra patriarcato e consumo di carne, anche e soprattutto attraverso la ricostruzione della relazione fra alimentazione, fattori sociali e contesto storico. Nella cultura occidentale, argomenta Carol J.Adams, le abitudini alimentari hanno istituito e istituiscono differenze di classe e di genere.  Le barriere tra specie si sono costituite insieme alle disuguaglianze fondate sul genere e alle discriminazioni basate sulla razza. Il consumo di carne è stato storicamente una prerogativa maschile e delle classi sociali abbienti. L’antropologa Peggy Sanday ha infatti evidenziato come, nelle culture non tecnologiche, economie basate sullo scambio e il consumo di cibi di origine vegetale favorivano un maggiore potere delle donne all’interno della società a scapito dell’immaginario del capo/cacciatore. Ancora oggi equipariamo il consumo di carne alla forza, “prerogativa maschile”, e cresciamo con la superstizione che le proteine di origine animale siano necessarie per il nostro organismo e funzionali ad una vita sana e in buona salute. In particolare, lo smisurato consumo di carne che caratterizza la dieta americana e il mondo occidentale, nel momento in cui pone l’enfasi sull’importanza nutrizionale della “proteina animale”, distorce e sminuisce la storia dietetica della maggior parte delle culture in cui piatti altamente proteici si elaborano a partire da prodotti vegetali. Solo quando smetteremo di pensare al consumo di carne come principio fondante presupposti nutrizionali ed evolutivi, dice Carol Adams, la specie umana sarà in grado cogliere le “relazioni politicamente cariche di controllo, dominio e violenza insite in tale attività” (pp.40).

Altro tema sollevato è quello delle “proteine femminilizzate”. Abbiamo privato gli animali non umani della propria soggettività non solo allo scopo di consumarne i corpi. In effetti, il latte che troviamo sulle nostre tavole viene prodotto da mucche che vengono inseminate artificialmente. Succubi di gravidanze forzate assistono alla nascita dei loro cuccioli, da cui vengono immediatamente separate, per una nuova inseminazione, mentre il cucciolo finirà al mattatoio. In che senso questo è tema di interesse per il femminismo? Per Carol Adams parlare di riproduzione forzata e di corpi (che siano umani o meno), porre quest’ultimi di nuovo al centro del discorso, può servire a sovvertire le leggi di un sistema fondato sulla negazione e razionalizzazione della corporeità – sulla femminilizzazione del corpo – , che invece va riscoperta e valorizzata.

Attraverso il linguaggio, strumento di cui riappropriarsi tanto da parte del femminismo quanto dell’antispecismo, è così possibile rendere visibile ciò che è stato svalutato. Il consumo di carne è infatti paradossalmente la maniera più frequente con cui nella società occidentale si interagisce con gli animali non umani: per non dimenticare che dietro ogni pezzo di carne consumato esisteva un animale vivo e senziente, iniziamo a nominare il referente assente, suggerisce Carol J.Adams, restituendo agli altri animali il loro valore di individui. Proclamando per secoli la nostra superiorità morale e intellettuale rispetto alle altre specie, abbiamo avviato un processo di separazione e distanziazione che rende difficile immaginare che dietro ogni piatto ci sia stato un animale vivo. Il referente assente fa sì che ci si dimentichi che quel “qualcosa” fosse prima un “qualcuno”: dietro ogni pasto a base di carne c’è un’assenza: un animale, morto, del quale la carne ha preso il posto. Il corpo morto viene fatto a pezzi, attraverso la macellazione. Non è un caso se gli stessi mattatoi vengano edificati in aree generalmente lontane dai nuclei abitati: non vogliamo sapere nulla del processo di frammentazione dei loro corpi perché è lo stesso processo attraverso il quale il referente vivo scompare. Per altri versi, il lessico gastronomico trasforma la presenza in una assenza, il corpo morto viene rinominato come carne.

Vi sono tre modalità, secondo l’autrice, in cui l’animale non umano si trasforma in referente assente. Una è letterale, durante il consumo di carne gli animali sono letteralmente assenti poiché sono morti. Un’altra modalità è quella linguistica e definitoria, le parti dei corpi di animali morti che riempiono i nostri piatti si trasformano in bistecca, cotoletta, hamburger, salsiccia, prosciutto etc… La terza via è quella metaforica: un’oppressione (quella animale) attraverso la metafora viene ricondotta all’altra (quella umana) ma ci si focalizza sulla seconda e spesso si dimentica la sofferenza insita nella prima. Quante metafore della sofferenza umana vengono costruite a partire da quella degli altri animali? Moltissime. Pensiamo anche ad espressioni tipo: carne da macello, mattanza sociale, macelleria sociale…

Secondo l’autrice, la posizione dell’animale non umano nel “testo della carne” è equiparabile alla posizione della donna nella narrativa patriarcale tradizionale quale oggetto da possedere. Se attraverso la decostruzione del linguaggio androcentrico e patriarcale, il femminismo intende riposizionare la donna per ciò che veramente è: unA soggettA autodeterminata, autonoma e libera, insieme all’antispecismo può ora procedere a decostruire una struttura sociale, politica ed economica oppressiva, che si esercita attraverso il genere, la razza e la specie. Femminismo e antispecismo possono elaborare una visione globale, una maniera alternativa di stare al mondo e di relazionarci con l’altro, umano o meno che sia.

 

Alcune letture consigliate per un approfondimento del dibattito recente

– Butler J., L’alleanza dei corpi. Note per una teoria performativa dell’azione collettiva (traduzione a cura di Federico Zappino), Editore Nottetempo, 2017.

– Colling S.,  Animali in rivolta. Confini, resistenza e solidarietà umana, Mimesis Edizioni, 2017.

– Filippi M., Questioni di specie, Eleuthera, 2017.

– Filippi M., Reggio M. (a cura di), Corpi che non contano. Judith Butler e gli animali, Mimesis Edizione, 2015.

– Greta Gaard, Toward a Queer Ecofeminism, Hipatya, Febbraio 1997. Per la versione italiana consultare (Femminismo A Sud Blog  – Verso un ecofemminismo Queer)

– Rahbek Simonsen R., Manifesto Queer Vegan, Casa Editrice Ortica, 2014.

– Reggio M.,  Parodie dell’umano. Per una politica dell’antispecismo, in Operaviva, 2017.

 

Link utili

Animal Studies. Rivista italiana di antispecismo

Asinus Novus. Rivista di antispecismo e filosofia

CIRQUE. Centro Interuniversitario di ricerca queer

Collettivo Anguane

Intersexioni

Liberazioni. Rivista di critica antispecista

Musi e Muse. Teorie e Pratiche tra genere e specie

 

Federica Tomasello

Federica Tomasello, nel 2013 consegue una laurea in Scienze politiche per la cooperazione internazionale presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi su contaminazione ambientale e ripercussioni sulla salute umana, mostrando attenzione (...) Maggiori informazioni