Report della presentazione del libro di Lorenzo Bernini, Le teorie queer. Un’introduzione, Mimesis ed, Sesto San Giovanni (MI) 2017

Vorrei iniziare questo breve report parlando del luogo dove si è tenuta la presentazione perché luogo di attraversamento di saperi situati, saperi che non vogliono essere né innocenti, né neutrali. Lo stesso autore ha voluto prendere questa iniziativa, perché il suo libro, una mappatura delle teorie queer passate e attuali, è stato presentato in uno di quei luoghi dove la performatività di genere è considerata libera di esprimersi in ogni sua forma. Tuba Bazar lo ha ospitato e ha aperto un dialogo con le molteplici differenze degli spazi e dei corpi presenti in quella libreria/bazar erotico, che andavano dall’accademia ai movimenti, passando dalle singole soggettività.
L’incontro con l’autore Lorenzo Bernini, direttore del Centro di ricerca PoliTeSse (Politiche e Teorie della Sessualità) all’Università di Verona, è stato protagonizzato da uno scambio con Caterina Botti (docente di Bioetica e Filosofie femministe e studi di genere presso il Dipartimento di Filosofia di Sapienza Università di Roma) e Mariano Croce (docente di Filosofia Sociale presso il Dipartimento di Filosofia di Sapienza Università di Roma). Viola Lo Moro, di Tuba Bazar, ha coordinato e presentato il dibattito.

Bernini ha introdotto il suo libro volendo significare le parole Teorie queer distanziandosi dal concetto dell’ideologia, dell’astratto e ponendole su di un altro piano, il piano del divenire, dell’attualità delle filosofie politiche critiche che nascono dalle pratiche dei movimenti. Sono un corpo di pensieri che trova una scarsa legittimità all’interno delle istituzioni, nella produzione di sapere (e potere) nelle università, soprattutto in Italia. All’interno dell’accademia troviamo comunque anche questo ramo teorico che produce nuovi linguaggi, anche se marginali, consentendo di sovvertire alcuni dei canoni di produzione di verità. Le teorie Queer, in questi contesti diventano delle filosofie di pensiero che svolgono un’azione di disturbo e che si definiscono dalle pratiche. Contrassegnano un esercito di vettori che mobilitano un’energia rivoluzionaria, è una forma di critica che può esser vista sia come l’arte della disobbedienza volontaria (Foucault, 1978), che, allo stesso tempo, come immanente, in quanto corporea e materiale.

Il libro si suddivide in tre sezioni principali: Teoria critica e filosofia politica, Esercizi di critica queer. Come funziona la sessualità? e Elementi di teoria queer. In particolare l’autore, durante l’intervento, si è soffermato sulla terza parte che, a sua volta, è suddivisa in tre filoni di teorie: Freudomarxismo rivoluzionario, Costruttivismo radicale e Teorie antisociali. Con una mappatura schematica, il docente, ha introdotto gli autori principali che hanno contribuito alla formazione di questi saperi.

Nel secondo intervento, Mariano Croce ha lucidamente problematizzato sia il costruttivismo radicale che le teorie antisociali, muovendo il discorso verso l’ incontro/scontro di paradossi parlando delle tendenze molteplici, non sempre concordi, fantasmaticamente rivoluzionarie che queste filosofie politiche critiche percorrono.
Alcuni elementi del costruttivismo radicale queer sono già individuati da Foucault attraverso il dispositivo della sessualità, dove il soggetto, costruito dal potere, con Butler arriva ad essere approfondito e riletto in chiave di genere.
Lo stesso autore, a pagina 179 del libro, pone la domanda: Che cosa ne è della capacità di agire contro il potere, se il soggetto non esiste “prima” del potere, ma ne è una conseguenza? La risposta che segue riprende La volontà di sapere (2013), spiegando come, nel caso di resistenza del soggetto sessuale, l’azione politica diventi azione creativa di resistenza al potere. Nel caso delle teorie antisociali, poi, questi corpi costruiti e normativizzati, portano alla visualizzazione del queer come uno spazio dei corpi scomodi che sovvertono la norma imposta diventando deliberatamente esclusivi.
Con la svolta affettiva dei queer studies, invece, si ha una tendenza verso la costruzione di archivi affettivi incentrati sui legami queer che sembrano voler suggerire che questi legami non possano darsi se non che negli interstizi dell’ordine sociale eterosessuale dove esaltano la sovversione alla regola e in cui provocano una frattura.
Successivamente all’aver introdotto i posizioni critiche sul testo, Croce ha posto due differenti interrogativi riguardanti politica e desiderio all’interno delle due aree del costruttivismo radicale e delle teorie antisociali: La politica è orientata a un desiderio già formato invece che a un campo in cui si apprende il desiderio? Se così fosse, per chi è questa politica?

L’intervento di Caterina Botti si è aperto con un’altra domanda: Quali sono le convergenze e le dissonanze tra femminismo e teoria queer?
Una convergenza, con certi femminismi, è sicuramente la parzialità che se non assunta prende la forma di una neutralità, di una violenza. Le teorie queer nascono a partire da un posizionamento.
Partendo da questa premessa, la docente ha parlato dei posizionamenti in riferimento alla sessualità. Botti propone di liberare la sessualità polimorfa che lega insieme la rivoluzione sessuale e sociale, lasciando libero il desiderio e rimandando a una dimensione materiale in quanto corporea, non neutrale. Partendo dal presupposto che natura è cultura, il desiderio (etero)sessuale è costruito ed è la norma che per molte autrici femministe va sovvertita, ma ponendo attenzione nel non incorrere nel rischio di normalizzare un’altra norma sessuale, differente. Ciò che bisognerebbe cercare di fare è di evitare l’universalizzazione delle teorie, quindi, di evitare di dar loro un senso di neutralità, di violenza.
Vi è qui, però, come ha fatto notare Lorenzo Bernini, la capacità delle teorie queer alla resistenza alla neutralizzazione dovuta al fatto che nascono come saperi situati. Sono pensieri dell’esperienza, un significante fluttuante che viene ridefinito nella contingenza delle lotte.

L’autore, prima di lasciare spazio al dibattito conclude: ‹Queer deve avere una traduzione in pratiche, in una politica trasformativa in uno spazio che invita alla vita invece che all’adesione alla norma›.

 

 

 

 

 

 

 

 

Alcuni libri consigliati:

Arfini, E.A.G. e Lo Iacono, C. (a cura di), Canone inverso. Antologia di teoria queer, edizioni ETS, Pisa 2012

Bacchetta. P., e Fantone. L. (a cura di), Femminismi queer postcoloniali. Critiche transnazionali all’omofobia, all’islamofobia e all’omonazionalismo, Ombre corte, Verona 2015

Bernini L., Apocalissi queer. Elementi di teoria antisociale, Edizioni ETS, Pisa 2013

Butler, J., Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità, Laterza, Roma-Bari 2013

Cavarero, A., Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995

De Laurentis, T., La nemesi di Freud. Per un’archeologia degli studi su genere, sessualità e cultura, Feltrinelli, Milano 1999

Foucault, M., La volontà di sapere. Storia della sessualità 1, Feltrinelli, Milano 2013

Lonzi, C., Sputiamo su Hegel, Rivolta femminile, Milano 2013

Preciado, P. B., Pornotopia. Playboy: architettura e sessualità, Fandango Libri, Roma 2011