M. L. Pelosi, Mondo e Amore. Hannah Arendt e Agostino, Loffredo Editore, Napoli 2008

M. L. Pelosi, Mondo e Amore. Hannah Arendt e Agostino, Loffredo Editore, Napoli 2008

Il testo prende le mosse da un’iniziale descrizione del contesto storico e di esperienza di vita che fa da sfondo all’approccio arendtiano ad Agostino, concentrandosi dunque sugli anni di formazione della filosofa e sulla riflessione fenomenologica e esistenziale che, collocandosi come sfondo della sua riflessione, si riverbera anche sul suo personale modo di accostarsi ad Agostino. Negli anni della gioventù di Hannah Arendt, risignificato in accezione esistenziale e fenomenologica, in virtù della centralità che nel suo pensiero egli destina alla relazione tra individuo e mondo, Agostino diviene punto centrale di molte riflessioni filosofiche. Agostino è per l’autrice una presenza costante negli studi dei primi anni e assume una posizione rilevante nella sua formazione, anche sotto sollecitazione heideggeriana.
Sulla scorta di una formazione che risente dell’influenza esistenzialistica e fenomenologica, il tema della rilevanza del mondo assume in quegli anni una valenza specifica, che si manifesta nelle riflessioni dell’autrice dapprima come inquietudine, fino ad assumere la forma di un’interrogazione chiara e precisa durante tutta la sua vita di teorica politica. In questo senso, l’approccio ad Agostino si rivela determinante per l’intera riflessione di Hannah Arendt. La concezione agostiniana dell’amore ha infatti il merito di portare al centro della riflessione le due categorie fondamentali dell’esistenza, da sempre in relazione tra loro: il singolo, in quanto creatura di Dio, e la comunità umana, in quanto mondo dato e storicamente costruito. Al cuore di tale relazione inscindibile c’è la dipendenza reciproca degli esseri umani e la loro natura essenzialmente sociale. Il testo prende le mosse da un’iniziale descrizione del contesto storico e di esperienza di vita che fa da sfondo all’approccio arendtiano ad Agostino, concentrandosi dunque sugli anni di formazione della filosofa e sulla riflessione fenomenologica e esistenziale che, collocandosi come sfondo della sua riflessione, si riverbera anche sul suo personale modo di accostarsi ad Agostino. Negli anni della gioventù di Hannah Arendt, risignificato in accezione esistenziale e fenomenologica, in virtù della centralità che nel suo pensiero egli destina alla relazione tra individuo e mondo, Agostino diviene punto centrale di molte riflessioni filosofiche. Agostino è per l’autrice una presenza costante negli studi dei primi anni e assume una posizione rilevante nella sua formazione, anche sotto sollecitazione heideggeriana.

Centrale in Agostino è l’essere assieme che caratterizza gli esseri umani in quanto tali, quel nesso problematico tra il sé e il mondo che sfocerà poi nell’idea arendtiana di politica come luogo di relazione e azione di concerto, di con-divisione del mondo che cambia la realtà e produce libertà. In Agostino, Arendt trova le parole per dire l’esperienza esistenziale dell’essere con altri propria della condizione umana. La formula agostiniana initium ergo ut esset, creatus est homo ante quem nullus fuit, rappresenta per Arendt un prezioso stimolo e punto di avvio.

Il punto di intersezione tra la riflessione di Agostino e quella arendtiana viene così a risiedere proprio nell’attenzione per la vita in comune che caratterizza l’esperienza umana e nella fiducia nella capacità dell’amore di cambiare il mondo. In quel che Agostino chiama Amor mundi.

Amore e Mondo, parole fondamentali dell’esperienza di pensiero arendtiana.

Soggetto e mondo per Arendt, come per tutta la filosofia a lei contemporanea, non coincidono; sono, anzi, portatori di una differenza decisiva e sostanziale. La critica del concetto di amore in Agostino permette ad Arendt di definire i termini della propria riflessione circa tale rapporto. L’amore è il punto centrale di questa relazione. Esso riconduce all’intenzionalità della struttura esistenziale del soggetto. Non solo; esso è forza generatrice e preservatrice. É cura del mondo e della comunità umana.

L’amore assume per Arendt la forma di un comportamento relazionale, tendente al bene, che eccede la sfera del sentimento. È esperienza di vita, non solo filosofica e culturale. In questo senso l’autrice si accosta al pensiero di Agostino cogliendo l’amore nella sua accezione più vasta ed ampia. Ci si avvicina all’autore in quanto portavoce di un’esperienza umana e non di una dottrina, sospendendo le questioni teologiche in favore di interrogazioni fenomenologiche e esistenziali. Il pensiero di Agostino si attualizza nella forma di una riflessione sulla condizione umana.

Arendt scorge così la valenza politica insita nel concetto di caritas così come delineato da Agostino, che apre alla comunità degli esseri umani. Nel pensiero di Agostino la comunità umana si definisce in base all’eguaglianza del creato e degli uomini in quanto creati da Dio. L’essere in comune del mondo permette all’essere umano di oltrepassare il dualismo soggetto/oggetto nel senso della pluralità, dell’interdipendenza, della reciprocità che costituisce il dato esistenziale che caratterizza tutti gli esseri umani.

Per Agostino, l’Amore è l’elemento fondamentale della ricerca interiore che conduce a Dio. Dio apre alla conoscenza di se stessi; in Dio l’umano trova il suo bonum, ciò a cui il suo desiderio tende per una vita felice. Supera il paradosso della trascendenza che porta il singolo a impattare contro la realtà esterna pur non potendo mai risolversi in essa. L’amore trascina le anime, come la forza muove i corpi, che nell’amore stesso riposano e trovano il proprio fine. Non si tratta di un impulso indefinito ma di un luogo in cui tendere. Un cammino verso la felicità. L’amore è una tensione tra le due realtà dell’amante e dell’amato e contemporaneamente componente stessa di questa relazione. Nell’amore gli elementi sono sempre tre: amore, amante, amato.

La caritas, che si differenzia dal puro appetere, dalla semplice tensione ad un oggetto determinato e finito, è amore del bene ed è caratterizzata socialmente; è biunivoca, è amore ordinato, portato avanti secondo l’ordine delle cose (che non è la legge naturale, interna alla natura umana ma il comandamento divino, esterno ad essa) rispettando l’ordine del proprio essere. Amando Dio, l’umano ama i suoi simili, e il mondo con essi. Dio e il prossimo, il mondo e il creato, infatti, non possono essere separati. Nell’Amor Mundi è proprio l’infra che si pone tra gli uomini, il mondo comune, ad essere oggetto d’amore. Si tratta di una relazione corrisposta, che non può essere oggettivata, da cui non ci si può distaccare. Senza il mondo, la pluralità degli uomini perde di senso e diviene impossibile la stessa idea di politica.

Hannah Arendt declina la riflessione di Agostino accogliendone l’implicito senso politico: l’amore per il prossimo (singolare) è possibile solo nel tessuto della comunità, in cui ogni singolo accede all’universale.

Seppur vicini nel riconoscere la centralità del rapporto tra il singolo e il mondo e la dimensione politica dell’esistenza, il pensiero di Arendt si distacca dalle riflessioni agostiniane negli esisti solipsistici, teologici, antipolitici a cui il discorso del filosofo tende. Il problema, per Arendt, è che per poter accedere all’amore del prossimo nella sua forma più pura, si deve prima amare Dio, isolandosi dunque dal mondo, trascendendolo, negandolo. Amare il prossimo in Dio significherebbe dunque passare per una fase in cui il prossimo è obliato, la relazione sociale ed esistenziale con le altre esistenze negata, assieme alla finitezza terrena, all’intera dimensione mondana.

L’amore per Arendt non oltrepassa nè trascende i limiti del mondo, ma rimane interno ad esso.  Per Arendt la socialità, l’ inter homine esse, si verifica solo nel mondo, in una dimensione esistenziale in cui si stabilisce il primato delle relazioni interpersonali. Tale primato non è, come in Agostino, assegnato alla dimensione individuale e il mondo non è puro luogo di transito verso la dimensione altra del divino. Per Arendt, nella riflessione di Agostino si nasconde il pericolo di una deriva antipolitica dell’amore, nel suo salto verso la trascendenza, nell’estromissione del mondo per chiudersi nell’interiorità o in un rapporto a due (sia esso umano o divino); esso è invece forza creatrice di mondo che lo preserva dalla distruzione quando viene inteso come apertura relazionale plurale verso il mondo e la comunità umana.

Nonostante le due visioni dell’amore portino ad esiti completamente differenti, se non addirittura contrapposti, lo studio su Agostino permette ad Arendt di innestare il rapporto tra il singolo e la comunità, del soggetto con il mondo, che strutturerà in seguito tutta la sua riflessione politica sulla rilevanza del prossimo che il tema agostiniano focalizza. L’amore così non è solo la chiave d’accesso per l’interpretazione storico-filosofica e descrittiva del pensiero del filosofo. Esso innesca un pensiero, crea un posizionamento, che si colloca come idea cardine di un’intera vita e di un pensiero. Il confronto con Agostino porta al centro della riflessione proprio l’interrogazione sull’essere-nel-mondo delle esistenze concrete che fonda per Arendt la dimensione politica.