“Ci prendiamo la città”, rete delle Città Vicine. Roma, 22-23 marzo 2013, Casa internazionale delle donne

Catania, 26 marzo 2013

Breve resoconto del convegno “Ci prendiamo la città” organizzato dalla rete delle Città Vicine e tenutosi a Roma il 22-23 marzo 2013 alla Casa internazionale delle donne
di Anna Di Salvo

Numerosa e articolata la presenza di donne e qualche uomo al convegno delle Città Vicine “Ci prendiamo la città” che ha visto incontrarsi e condividere pensieri, analisi ed esperienze, oltre 120 tra donne e uomini venute/i da ogni parte d’Italia e non solo.
In apertura è stata narrata e significata la novità politica delle Città Vicine che da oltre 13 anni agiscono per dare senso alle relazioni politiche e alle pratiche di donne che mettono al centro dei loro desideri l’amore per le città viste, indagate e pensate nel loro complesso col taglio della differenza sessuale.
Per l’intero giorno sono state molte e appassionate le elaborazioni e le narrazioni giunte da luoghi “di frontiera”, che patiscono le emergenze dei disastri ambientali, infiltrazioni mafiose, occupazioni militari USA, dando atto, come indicato dal documento d’invito al convegno, dei processi di trasformazione di luoghi, spazi, saperi e città per mano di donne e uomini che hanno assunto a partire da sé la responsabilità del presente e del divenire dei contesti in cui vivono e operano. Hanno avuto particolare rilievo le esperienze di donne del teatro Valle occupato e cinema Palazzo di Roma, donne di Femminile Plurale – No dal Molin di Vicenza che hanno proiettato immagini di grande intensità sul sito della nuova base militare prima e dopo la sua costruzione, donne di Capo Pecora a Cagliari che si oppongono così come le madri No Muos di Niscemi a Catania all’installazione delle mortifere antenne che irradiano potenti onde magnetiche per favorire il lancio dei “droni”.
È stata letta la lettera di una donna del movimento No Tav in Val di Susa dove si è svolta in concomitanza al nostro convegno un’imponente manifestazione, sono intervenute donne delle Terre-Mutate de l’Aquila, amministratrici dei comuni terremotati in Emilia e Lombardia e si è parlato dell’isola di Lampedusa, dell’arte pubblica che le Città Vicine lì vogliono continuare a svolgere e dell’agire autorevole della sua sindaca.
Hanno preso la parola sull’arte della pratica politica della cura in città, donne del Gruppo del Mercoledì di Roma e urbaniste, architette/i del Politecnico di Milano e della facoltà di architettura di Roma e Verona, che intra-vedono la città, gli spazi da riqualificare e le forme che la animano, alla luce di una nuova visione della con-vivenza di donne e uomini, di un nuovo patto sociale costruito sulla prossimità tra spazio pubblico e privato e su nuovi tempi della città, dal lavoro ai tempi per vivere, nell’ascolto dei bisogni e dei desideri delle e degli abitanti…
Si è preso atto di un interessante progetto in corso promosso dalla Mag di Verona e che vedrà come atto finale la pubblicazione di un libro, che renderà conto delle pratiche e delle soluzioni intelligenti che al presente donne e uomini stanno adottando in Grecia per far fronte alla drammatica crisi economica alla luce di una nuova assunzione dei rapporti umani, degli scambi di competenze e dei nuovi sensi di un’economia legata al senso della vita e non solo al profitto e alle fredde speculazioni economiche. E altri due significativi progetti: uno del gruppo “Ipazia-Giardino dei Ciliegi” di Firenze su un’esperienza viennese di destinazione di spazi da adibire ad abitazioni “Co-housing” e l’altro a cura di architette e sociologhe della facoltà di Architettura di Bologna sulla riqualificazione dello storico giardino “Del Guasto” di Bologna.
Presente in moltissimi interventi una città letta, indagata e pensata da donne e uomini che si scommettono con modalità originali di pensiero, di gestione e di governo, che non circoscrivono i singoli luoghi ma interconnettono la città al suo territorio circostante e ai suoi dintorni, la città alla campagna e ai piccoli paesi, approfondendo e mettendo insieme questioni come il nutrimento e la salute legati alla genuinità degli alimenti, la storia con la verità e il rispetto dei rispettivi contesti e collegando tutto questo al mantenimento del senso originario dei singoli luoghi e al desiderio di scambio d’esperienze e saperi.
Ancora, è stata esplicitata la necessità di smontare alcuni luoghi comuni frutto di attribuzioni giornalistiche che oscurano il fare politico di donne intraprendenti come per le cosiddette “sindache anti ’ndrangheta” nella necessità di guardare gli accadimenti da altri punti di osservazione, attraverso contenuti, verità e analisi che rendano visibili le buone pratiche politiche e la sincerità degli intenti.
Di grande portata politica la riflessione che ha reso conto della disciplina e del faticoso lavorio interiore che ha permesso alle donne di Femminile Plurale di Vicenza e delle Terre Mutate de l’Aquila, di “elaborare la perdita” per mantenere salda e coesa la loro forza attraverso il senso delle loro pratiche di donne civili e aperte per non far decadere e depotenziare il desiderio che continua a muoverle malgrado l’arroganza e le azioni dissennate messe in atto dai poteri forti e non sentirsi impotenti davanti a quello che non si può impedire che accada.
Propositi, progetti e appuntamenti a “Ci prendiamo la città” e tanta voglia di esserci, di dire e di fare. Consigli su come migliorare il piano dello scambio e della comunicazione, come intrecciare altre relazioni e scambi con realtà interessanti, non del tutto prossime alla politica delle donne della differenza, come connotare con elaborazioni profonde, maggiore originalità e radicalità, il percorso delle Città Vicine inserendolo in un orizzonte più vasto e continuare anche con l’aiuto del linguaggio dell’arte, a mettere insieme pratiche, competenze e azioni incisive in direzione della città che vogliamo, la città del desiderio.

Redazione

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