L. Irigaray, Il mistero di Maria – R. Stella, Noli me tangere

L. IRIGARAY, Il mistero di Maria, edizioni Paoline, Milano 2010, pp.58
R. STELLA, Divagazioni sul tema del Noli me tangere, Marietti 1820, Milano 2010, pp.125
Durante la presentazione a Roma del suo ultimo libro, Al mercato della felicità, Luisa Muraro ha parlato del lavoro del pensiero delle donne come costruzione di una casa in cui possa abitare la libertà femminile. Il libro di Rosetta Stella e quello di Luce Irigaray costituiscono per me un parte preziosa di questa casa: per me, credente, e praticante del pensiero della differenza, questi due librini danno contorni ad un luogo in cui posso stare e trovare quiete. Non perché siano pacificanti, ma anzi proprio perché aprono una possibilità ulteriore di riflessione.
I due libri hanno qualche somiglianza e molte differenze, e le une e le altre non sono di poco conto. Per cominciare a parlarne, però, devo parlare delle due donne che ne sono protagoniste: Maria e la Maddalena. Portano lo stesso nome, ma soprattutto sono accomunate da una relazione singolare con Gesù, ovvero una relazione singolare con un uomo e con il divino. Sono infine simmetricamente presenti nella sua storia incarnata – l’una alla sua nascita, l’altra alla resurrezione ed entrambe sotto la croce  –  testimoni della sua corporeità umana.
L’andamento dei due testi è quasi opposto: Il Mistero di Maria ha un sua compiutezza nel mettere in luce alcuni aspetti inediti rispetto a questa figura femminile (il mistero a cui si fa riferimento infatti è Maria stessa, non il fatto dell’incarnazione), le Divagazioni sul tema del Noli me tangere sono dichiaratamente altro. Ad ogni modo, leggendoli, l’impressione che se ne ha è che la lingua si adatti all’argomento messo a tema: quella di Irigaray sembra voler accogliere nel suo procedere il respiro ed il silenzio di Maria, il testo di Stella, invece, rispecchia la necessità della scena di giungere ad una ricomposizione, che però non è già data ma il cui risultato sta alla capacità dei due protagonisti di ascoltare il desiderio dell’altro, dell’altra.
Entrambe leggono la differenza laddove è possibile trovarla da sempre – nei racconti e nelle figure della Sacra Scrittura – e da sempre ignorata, un po’ per cecità, un po’ per mala fede. Questo permette loro di riprendere riferimenti consueti e di riproporli sotto una luce nuova: Maria, ad esempio, è ancora la controparte di Eva, ma nella prospettiva di Irigaray il peccato originale può essere interpretato come incapacità a coltivare il proprio respiro, a “trasformarlo a poco a poco in amore, in ascolto e parole, in pensiero”. È proprio ciò che fa Maria, permettendole di accogliere l’annuncio dell’angelo e di generare unendo il suo soffio a quello divino. Non è un caso, d’altronde, che la riflessione su Maria ruoti attorno all’integrità del suo respiro, e che nelle divagazioni al contrario si abbia quasi la sensazione di poter percepire lo stare dei corpi l’uno di fronte all’altro. Il testo di Rosetta Stella è un vero e proprio corpo a corpo, attraverso il quale l’autrice discute dell’amore e della morte, dell’amore che attraversa la morte, insomma dell’esistenza confini compresi. I corpi di cui parla non sono, dunque, solo quelli di Maria Maddalena e di Gesù, ma anche quelli di questa vita presente, a partire dal corpo dell’autrice stessa a sua volta alle prese con altri corpi.
I due testi prendono vita attraverso operazioni diverse: Rosetta Stella sta all’interno della tradizione cristiana, e più specificamente cattolica, mentre Luce Irigaray fa riferimento anche ad altre tradizioni. Non si tratta di stabilire quale delle due sia più riuscita – entrambe lo sono rispetto a quanto si propongono – ma di mettere in rilievo il valore che le accomuna. Nel discorso religioso, come altrove del resto, il rapporto tra i sessi è sempre nodo centrale su cui si gioca la possibilità della convivenza tra uomini e donne, con i suoi tentativi di individuare ordini e disordini, affinché si possa essere se stessi, davvero liberi e felici. È un discorso politico, dunque, nel senso ampio e pieno in cui l’ha inteso il pensiero delle donne. Dare significato alla differenza è un modo per mostrare l’agire di Maria e della Maddalena come esempi di relazioni consapevoli delle identità sessuate. Sono donne capaci di accogliere e rispettare l’altro, dargli ospitalità fin dentro di sé, e allo stesso tempo capaci di sostenere il distacco, di concedere il dono di lasciarlo andare. Maria e la Maddalena, indicate per lungo tempo come immagine del destino delle donne – gli unici due destini possibili: la vergine/madre e la prostituta – ci vengono restituite da Irigaray e Stella risignificate. Liberando loro dell’interpretazione entro cui erano state costrette, liberano la forza dirompente del porsi della loro differenza e riconquistano uno spazio di libertà femminile.

Eleonora Mineo

 

Eleonora Mineo
Eleonora Mineo

Eleonora Mineo, trapanese dell'81, vive a Roma da 15 anni ma è sempre siciliana. Ha conseguito una laurea triennale in Comunicazione nella Società della Globalizzazione, con tesi sulla questione del corpo nel Pensiero della Differenza Sessuale, ed (...) Maggiori informazioni