Politiche dello Spazio

A cura di Serena Angelucci

Le necessità di nominarsi, di rendersi visibili e di praticare le proprie forme di autodeterminazione hanno attraversato la storia dei movimenti femministi. Le risposte a queste necessità hanno sempre trovato nello spazio una componente costitutiva. Questa bibliografia intende ragionare su come movimenti e pratiche femministe hanno agito e ridefinito lo spazio e le politiche legate ad esso. La lettura femminista dello spazio interroga la sua dimensione politica per comprendere come le donne siano state storicamente poste ai margini della cittadinanza e della rappresentazione politica. Lo sguardo femminista si situa nello spazio urbano che abitiamo quotidianamente e riflette su come la sua costituzione ci definisce da un punto di vista di genere, come orienta le nostre possibilità di praticare libertà e conflitto. Ragionare sullo spazio da una prospettiva femminista significa indagare la relazione che intratteniamo con questo per capire le dinamiche che ci opprimono e che ci liberano: quali possibilità di muoversi liberamente, di accedere a servizi o infrastrutture, di vivere città libere dalla violenza maschile e di genere, di costruire spazi femministi? La bibliografia qui proposta vuole offrire degli spunti introduttivi a questa tematica sempre in evoluzione. Essa segue la marea femminista che esonda ogni confine imposto, che scompagina lo spazio, se ne riappropria, lo rimodula con nuovi usi e se lo inventa per abitare i propri desideri.

Nicole Loraux: La città divisa – l’oblio nella memoria di Atene.
(Loraux Nicole, La città divisa. L’oblio nella memoria di Atene, Milano, Neri Pozza Ed., 2006.)
La città divisa (2006) intende riportare in questa bibliografia uno sguardo critico e genealogico su quella che rappresenta il riferimento ideale della dimensione politica per l’Occidente: la città di Atene e la sua democrazia. Nicole Loraux affronta questo terreno in chiave storico-antropologica, riportando alla luce il ruolo insidioso ma importante che ha avuto “il femminile” nel processo della costituzione ateniese. Filologa della Grecia antica, Nicole Loraux nelle sue opere incrocia gli interessi per la ricerca storica e per quell’ambito poi definito come Gender studies a partire da un’interrogazione inedita delle fonti storiche e letterarie: fare emergere le figure femminili grazie ai non detti e agli oblii che le fonti testimoniano. É attraverso il silenzio delle donne che la filologa affonda la propria ricerca nel cuore delle dinamiche politiche della costituzione ateniese. L’ordinamento politico è uno e omogeneo, la rappresentazione politica e sociale tende all’unità, ma la città è divisa. Questo perché la chiave della politica risiede nel conflitto come stasis: una guerra intestina, disgregante, fuori da ogni norma che coinvolge la città nella sua totalità. La rappresentazione dell’ordine politico come unitario ed in opposizione rispetto ad alcuni elementi considerati altro rispetto ad esso, come la violenza, la corporeità e il femminile oscura il cuore della sua produzione che consiste nel conflitto che si fa fazione, che si fa ordinamento che pone confini, centri e periferie, parola e silenzi. Ma la tensione che soggiace all’ordinamento politico permane sempre ai margini come una ferita aperta, minacciando di disgregare l’omogeneità del politico e che necessita sempre di venir combattuto, riassorbito o obliato. L’insidia che il femminile rappresenta per la città e per la cittadinanza politica ateniese richiama ad un ragionamento attuale sulla città e sul suo ordine simbolico, sul conflitto, sulle pratiche e condotte politiche da attuarvi.

Federica Castelli: Corpi in rivolta – spazi urbani, conflitti e nuove forme della politica
(Castelli Federica, Corpi in rivolta. Spazi urbani, conflitti e nuove forme della politica, Milano, Mimesis, 2015.)
Corpi in rivolta (2015) interroga la nozione di rivolta e ne indaga la dimensione filosofico-politica alla luce delle pratiche femministe del contesto italiano, ponendole in connessione con le recenti lotte sul piano globale, come il movimento Occupy o le Primavere Arabe. Federica Castelli indaga il nesso fra politica e conflitto grazie al suo ruolo di ricercatrice, interessata soprattutto ai rapporti che si intrecciano fra protesta, corpi sessuati e spazio urbano. Il testo propone una prospettiva sulla nozione di rivolta a partire dal rapporto che intrattiene con i caratteri della sfera del politico: essa si scopre estranea alle logiche ed alla tradizionale rappresentazione del politico. La rivolta fuoriesce altrettanto dal concetto di Rivoluzione, che invece si misura specularmente con le logiche del politico. Ripercorrendo le esperienze del femminismo italiano è possibile comprendere le logiche della rivolta e i suoi movimenti di rottura rispetto alle forme classiche dello scontro politico. Infatti, la dimensione della rivolta richiama ad una pratica incarnata, situata e performativa, e tuttavia un momento costituente per nuove capacità di agire e di attraversare la politica. Nella pratica della rivolta, che si concretizza nelle folle, nelle piazze, si rivela preziosa la dimensione condivisa costituita da individui concreti. Il corpo sessuato rappresenta il primo mezzo per una relazione politica, che si instaura attraverso la presenza ed il contatto, esponendo la propria vulnerabilità e al contempo la propria disponibilità ad esserci per creare qualcosa di nuovo e imprevisto. Le pratiche di rivolta sono agite attraverso lo spazio urbano occupandolo e riorientandolo, in modo da renderlo sua parte costitutiva. Le strade e le piazze percorse dalla manifestazione di Non Una Di Meno a novembre ’19 fremevano al grido: “Siamo Rivolta!”.

Hannah Arendt: Vita Activa – la condizione umana
(Arendt Hannah, Vita Activa. La condizione umana, Roma, Giunti Editore S.P.A./Bompiani, 2017.)
Vita Activa (1958) è fra i testi fondamentali di Hannah Arendt. Il confronto femminista con questa opera, grazie all’esercizio del posizionarsi e del mettersi in discussione, ha permesso di tessere con questa autrice una forte affinità. In Vita Activa l’autrice si interroga sopra la condizione umana intendendo proporne una rinnovata prospettiva a partire da una diversa domanda: non più cosa è l’uomo ma chi è l’uomo. Indagando le dimensioni umane del lavoro, dell’opera e dell’agire, Arendt individua l’essenziale per la condizione umana nella dimensione dell’agire: un agire politico volto agli interessi comuni in uno spazio comune. La dimensione pubblica è il luogo dove si realizza la condizione umana, il chi dell’uomo, in quanto è nello spazio pubblico che ci si manifesta, si viene riconosciuti dagli altri e si rivela in modo non predeterminato la propria identità. Nonostante la collocazione pubblica dell’agire politico allontana molto il pensiero arendtiano dal femminista “Il personale è politico”, lasciando fuori temi legati alla casa, al corpo, alla sessualità, tuttavia la portata del suo pensiero è stata fortemente interrogata da pensatrici e dalle pratiche femministe. L’agire politico è una pratica che disvela la propria identità in uno spazio (pubblico) concreto e situato. Questa è una dimensione plurale: solo grazie alla presenza ed alla relazione con gli altri è possibile l’agire politico, accettando di esporsi agli altri e di essere coinvolto. A queste condizioni l’agire dell’uomo è in grado di creare qualcosa di radicalmente nuovo e imprevisto, connotando l’agire politico come uno spazio di libertà.

bell hooks: Elogio del margine – razza, sesso e mercato culturale.
(hooks bell, Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale, Milano, Feltrinelli, 1998.)
Elogio dal margine (1991) è una raccolta di testi nei quali Bell Hooks ragiona sui grandi comun denominatori di sesso, razza e classe in un’ottica intersezionale. Fortemente interessata ai prodotti culturali e ai modi di comunicazione extra-istituzionali, Bell Hooks ne affronta il modo in cui questi irretiscono le coniugazioni fra sessismo e razzismo. L’idea di non isolare i sistemi di oppressione ma di analizzarli e di combatterli assieme attraversa in modo trasversale ogni ambito della sua vita: in quanto scrittrice, accademica, femminista e militante nelle lotte di liberazione dei neri. Il suo sguardo eccedente misura l’invisibilità delle donne nere tanto nelle lotte al patriarcato quanto nelle lotte di liberazione. Importante esponente del Black Femminism, Bell Hooks lavora per de-essenzializzare il concetto di donna, di oppressione patriarcale e le forme di resistenza prodotte dal femminismo bianco, incapace di contenere le donne nere al proprio interno. In particolare, il saggio Casa: un sito di resistenza (pp.25-35) riformula grazie ad una nuova lente il modo di concepire lo spazio privato ed il ruolo che la donna vi svolge. Bell Hooks mostra la prospettiva della casa vissuta dalla comunità nera riportando l’esperienza di un luogo che non è esclusivamente di oppressione e segregazione, ma come luogo di resistenza contro uno spazio esterno governato dall’oppressione razzista e sessista. Viene ribaltata anche l’idea forzosa e negativa del ruolo domestico femminile, il quale viene assunto e interpretato in forma consapevole: la costruzione e la cura di un focolare domestico costituiscono il passo fondamentale per creare una comunità resistente, un luogo dove imparare a rispettare e ad amare sé stessi e dove rigenerare la propria integrità.

Chiara Belingardi, Federica Castelli (a c. di): Città – politiche dello spazio urbano
(Belingardi Chiara e Castelli Federica (a. c. di), Città. Politiche dello spazio urbano, IAPh Italia, 2016.)
Città – politiche dello spazio urbano (2016) raccoglie numerose voci e punti di vista che si incontrano sui temi di città e genere. Chiara Belingardi e Federica Castelli, entrambe coordinatrici dell’Atelier città di IAPh Italia, tessono i contributi provenienti da differenti prospettive — attivismo, studio e ricerca, professione, narrazione — ma che si interrogano tutte sui modi in cui gli spazi e le politiche a loro afferenti condizionano le nostre vite: quali sono i rapporti con lo spazio che ci opprimono e quali sono invece quelli in grado di produrre libertà, appartenenza e autodeterminazione. La relazione fra le esperienze riportate si dà attraverso una comune lente di lettura: la politica come chiave del fenomeno urbano. Lo spazio si dà tramite politiche e immaginari agiti su di esso: attraverso i corpi e le relazioni che entrano in scena, attraverso le geometrie e le architetture che definiscono lo spazio, tramite le loro condizioni di accesso e di attraversamento e anche in base alla loro disponibilità ad essere sovvertiti da pratiche di autodeterminazione. A partire da tale cornice discorsiva si articolano le aree in cui è suddiviso il presente volume. Agorà, in quanto luogo simbolo dell’incontro tra città e politica, affronta la relazione dei corpi sessuati immersi in uno spazio. Strade: il tessuto connettivo della città, indaga il tema dell’uso pubblico e politico dello spazio, soffermandosi in particolare sulla sua gestione securitaria oggi egemone e che nega il suo libero utilizzo. Infine Incroci restituisce ed intreccia gli sguardi sulle prospettive di città e genere, esondando ogni disciplina e facendo di questo volume un effettivo luogo di contaminazione.

Tamar Pitch: Contro il decoro – l’uso politico della pubblica decenza. (Pitch Tamar, Contro il decoro. L’uso politico della pubblica decenza, Roma, Laterza & Figli, 2013.)
Contro il Decoro (2013) è un testo chiave per comprendere l’utilizzo dello spazio urbano secondo il paradigma emergenziale securitario oggi prevalente, e che pone gli stereotipi e le condotte femminili al centro del proprio discorso. Tamar Pitch è filosofa e sociologa del diritto ed è esponente di quel movimento denominato Femminismo giuridico, che articola il tema del genere e della differenza in rapporto alle istituzioni e alle fonti del diritto. Contro il Decoro indaga la gestione politica dello spazio urbano interna al modello culturale neoliberista: una gestione bio-politica, che insiste sulla responsabilità individuale del rischio e della prevenzione di alcuni comportamenti e che pertanto mira principalmente a governare le condotte dei singoli. Nonostante il decoro sia un principio di tipo estetico, questo viene assunto come dispositivo etico/politico per controllare l’uso pubblico dello spazio. Decoro, sicurezza, mantenimento dell’ordine pubblico e lo strumento attuativo delle ordinanze amministrative definiscono i soggetti e le condotte legittime, ponendo ai margini delle città tutti i soggetti considerati fuori norma che conducono delle vite “moralmente” eccedenti, povere e pericolose. Nella definizione di questo quadro il corpo delle donne, luogo di sessualità e desiderio, rappresenta un vero campo di battaglia. Esso viene messo a valore per produrre consenso alle politiche securitarie in quanto corpo a rischio e bisognoso di tutela, andando inoltre a legittimare la differenziazione fra “donne per bene” e “donne per male” che incentiva l’autolimitazione di movimento e comportamenti. Questo volume, indagando l’uso politico dell’intreccio fra decoro e desiderio, mostra chiaramente la non neutralità dello spazio che definisce i contorni di autodeterminazione e di sicurezza. I movimenti trans-femministi da sempre re-iscrivono le possibilità di questo campo di tensione, portando in strada i loro corpi perturbanti che nominano un dissidente discorso su norma e sicurezza: “Le strade sicure le fanno le donne libere che le attraversano”.

Non Una Di Meno: Abbiamo un piano – piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e violenza di genere
(Non Una Di Meno, Abbiamo un piano. Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e violenza di genere, nonunadimeno.wordpress.com.)
Abbiamo un piano (2018) vuole essere una testimonianza bibliografica del movimento trans-femminista trans-nazionale Non Una Di Meno, che dal 2016 in poi ha dato vita a una marea che porta avanti una rinnovata voce femminista. Il Piano è il frutto di una scrittura collettiva, innervato dalle discussioni e dai processi che si sono dati grazie alle mobilitazioni, agli scioperi dell’8 marzo, alle assemblee cittadine e ai tavoli tematici. Il movimento attraverso lo strumento del Piano elabora le proprie rivendicazioni e organizza le proprie pratiche mettendo in condivisione le forme di resistenza contro la violenza maschile sulle donne e contro la violenza dei generi e del genere, nella consapevolezza che la violenza non ha un carattere sporadico o eccezionale ma è sistemica: le sue forme sono molteplici e trasversali e toccano tutti gli ambiti delle nostre vite. “Libere di costruire spazi femministi” è il capitolo del Piano riservato alle elaborazioni di Non Una Di Meno sugli spazi di autonomia e liberazione. Una ampia parte viene riservata ai Centri Anti Violenza, in quanto spazi autogestiti dalle donne e i primi ad essere necessari per una politica di liberazione. Il Piano rivendica la necessità di liberare gli spazi da logiche securitarie, da sessismo, razzismo, omofobia e transfobia; la necessità di moltiplicare gli spazi femministi nei quali costruire forza, relazioni, autoformazione e pratiche. Viene ribadita la libertà di attraversare lo spazio urbano: contro la vittimizzazione e la strumentalizzazione del soggetto donna viene incentivata la pratica dell’autodifesa. Riappropriarci dello spazio urbano: riorientandolo, facendone luogo di relazioni, contaminandolo, è un passo fondamentale per riappropriarci delle nostre vite, “Indecorose e Libere”.

Chiara Belingardi, Federica Castelli, Serena Olcuire (a c. di): La libertà è una passeggiata – Donne e spazi urbani tra violenza strutturale e autodeterminazione.
(Belingardi Chiara, Castelli Federica, Olcuire Serena (a c. di), La libertà è una passeggiata. Donne e spazi urbani tra violenza strutturale e autodeterminazione, IAPh Italia, 2019.)
La libertà è una passeggiata (2019) è un volume di recente pubblicazione, frutto di una riflessione collettiva che interseca studi urbani e prospettive femministe. La diffusione di una call ha dato vita alla giornata di incontri presso la casa delle donne Lucha Y Siesta dove è stato messo a tema l’ambiente urbano come spazio quotidiano ma complesso, attraversato tanto da dispositivi di violenza quanto da pratiche di riconoscimento e liberazione. Lo spazio che abitiamo costituisce esso stesso un elemento pregnante della violenza strutturale di genere: la chiusura o l’impossibilità di creare spazi di autogestione, l’erosione massiccia di finanziamenti, l’inesistenza o il mancato accesso a infrastrutture e servizi, una gestione securitaria e discriminante dello spazio pubblico, tutto questo rende gli spazi delle donne o da esse attraversate ogni giorno più precari e minacciati. La libertà è una passeggiata interroga da molteplici angolature e con molte voci l’attuale complessità dei luoghi che abitiamo e mette al centro le capacità dei nostri corpi sessuati di modificarli. Il volume articola le prospettive aperte su questo tema in tre nuclei: il primo, Genealogie, apre una breccia a nuove narrazioni capaci di riorientare il nostro sguardo in modo potenziale, mettendo in discussione definizioni, ruoli e politiche e offrendo nuovi orizzonti di significato all’intreccio di genere e spazio urbano. Immaginari scandaglia le possibilità di immaginare un altrove nuovo, capace di restituire il nostro sguardo e i nostri desideri. Invenzioni dà voce all’ambito delle pratiche: attraverso manifesti collettivi viene messa in luce la portata istituente delle elaborazioni femministe, capaci di rimodulare le mappe urbane di violenza e libertà, di immaginarne di ideali e di inventarne di nuove secondo le misure dei desideri.

Redazione

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