Pratiche connettive di oddkins: The Critters Room

Pratiche connettive di oddkins: The Critters Room

di Virginia Ferrarini

Queste riflessioni sono divenute-con quelle riportate in “Pratiche connettive di oddkins: tracciamenti instabili”. Non c’è parte prima o seconda:si tratta di intrecci che oltrepassano anche la gerarchia temporale perchè ciò che è importante è il qui e ora della storia che si crea insieme. 
Cerchiamo refugia in tempi rischiosi, anche facendoci coinvolgere nel corso su Donna Haraway, interrogandoci con quali pensieri pensare i pensieri per seguire un filo verso mondi sensati. Questo filo con ogni probabilità non sarà per l’Eroe. La nostra storia non è una sintesi eroica onnicomprensiva, piuttosto è una storia abbastanza grande ma non troppo grande.
Non siamo interessate solamente ad usare la nostra borsa di rete come una fionda per colpire dritto il bersaglio: vorremmo piuttosto riempirla “di cose più piccole di un seme e di reti intricate che, quando vengono laboriosamente sciolte, contengono un ciottolo azzurro, un cronometro preciso che indica l’ora su un altro pianeta e un cranio di topo; una borsa leggera, piena di inizi ma con poche conclusioni, carica di iniziazioni, di perdite, di trasformazioni e dislocazioni, che contiene molti più stratagemmi e trucchi che guerre ed attacchi e che racchiude più delusioni che trionfi; una tracolla piena di astronavi che restano bloccate, missioni che falliscono e persone che si fanno delle domande”
L’eroe potrebbe non gradire, non essendo l’unico protagonista sfolgorante in correnti ascensionali; però – volendo –  anche lui lo potrebbe percorrere questa strada di Terra, insieme alle specie compagne (cum-panis) nei rifugia, che sono emergenti al mondo in aree disturbate, grazie alla cura reciproca di esistenze interconnesse, con esiti terraformativi sempre aperti e a grande rischio.
Ci mettiamo in gioco tramite contatti affettivi (che comportano effetti): in questo modo abbiamo incontrato un’installazione artistica che fa vibrare i nostri sensori, una Critters Room per scambiare dei fili con tanti giocatori. 

The Critters Room (CR) è un progetto di installazione interattiva multimediale firmata creata dal duo artistico Jan Voxel (Cinzia Pietribiasi e Lorenzo Belardinelli). E’ anche il centro creativo di una tesi di laurea**
I “critters” del titolo sono le creature viventi e inorganiche presenti nell’aria della pianura padana. Questa aria contiene il particolato combusto di antiche microfaune e microflore: gli  “araldi dei morti”, nodi materiali tra i vivi ed i morti; in essa fluttuano anche le microscopiche creature del presente – critters misteriosi – a raccontarci il con-divenire del farsi mondo. Il preoccupante mix arioso materializza la temporalità con cui il “burning man”provoca  estinzioni accelerate dalla sua anthropos-hubris.
Potranno ancora esistere dei refugia per la rigenerazione di processi ecologici, mentali e sociali?  L’arte che incontra la scienza coltiva una vigorosa response-ability verso esseri e luoghi minacciati per creare rifugia: qui viene messo in scena uno scambio di fili per restare nella simpoiesi multispecie del tempo Chthulucene di modesta risorgenza e possibile guarigione.
CR produce la narrazione che raggiunge il pensiero e la percezione spaziale che raggiunge il corpo.  E’ dei corpi che in questo anno di pandemia non si è parlato. I corpi in relazione simpoietica con il resto del vivente e non vivente: il fallimento della percezione autopoietica dell’uomo è ciò che si è palesato in questo ultimo anno di pandemia.
Camminando fisicamente nello spazio CR, il visitatore-player vede pianeti rotanti e rumorosi di critter, ossia proiezioni elaborate informaticamente di vetrini contenenti particelle ed organismi microscopici, messi sotto al microscopio elettronico.  Il visitatore-player può scegliere uno dei vetrini a disposizione e visualizzare mondi diversi. Ogni vetrino è frutto della cattura ed archiviazione quotidiana delle polveri sottili, a partire dall’8 marzo 2020, data di inizio del primo lockdown per la pandemia di Covid-19.

Sotto la CR vista dall’alto:

The Critters Room, Cinzia Pietribiasi, Lorenzo Balardinelli, 2020

Il player-fruitore vede appese alla CR stampe composte dalle immagini dei vetrini come in un mosaico: le immagini rappresentano luoghi in cui sono installate le centraline di rilevamento delle polveri sottili auto-costruite dai membri di varie comunità, nell’ambito del progetto “Centraline dal basso”. Sotto un esempio (via Ugo bassi, Reggio Emilia):

The Critters Room, Cinzia Pietribiasi, Lorenzo Balardinelli, 2020

Marco Cervino, ricercatore del CNR video-intervistato sull’inquinamento atmosferico, accompagna il fruitore-player nella sua esperienza materiale nella CR.
La CR si configura così come un olobioma di artisti, IT engineer, scienziati, attivisti, membri di varie comunità e esseri diversi dagli umani, che mescolano le loro vite in modi che importano e generano delle conseguenze: vuole offrire un’esperienza per stringere alleanze e parentele trans-specie in luoghi danneggiati chiaramente situati, come la pianura padana e Reggio Emilia, tramite un intreccio di scienza, informatica, arte e attivismo politico: “attraverso il momento involutivo si persuadono a vicenda a pensare/fare simpoiesi per quei mondi più vivibili che io chiamo Chthulucene.”

** Cinzia Pietribiasi, The Critters room. L’arte di stare a contatto con l’Antropocene, Tesi di laurea all’Accademia di Brera Milano, Dipartimento di Progettazione e Arti Applicate Biennio di Nuove Tecnologie dell’Arte, Corso di Arti Multimediali Interattive e Performative. Relatore Tesi: Valerio Ambiveri. Relatore Progetto: Daniele Suffritti. Anno Accademico 2019/2020.