Giovanna CALLEGARI – Decostruzioni e Ricostruzioni Postcoloniali. Imparare a Immaginare (l’) altro

Tutor: Simonetta Marino
Università degli Studi di Napoli
Facoltà di Lettere e Filosofia
Anno accademico 2008/2009
Tesi di Dottorato in Studi di Genere

 

giovanna.callegari(at)unina.it

 

Sintesi

 

La critica postcoloniale nasce alla fine degli anni 70 del XX secolo come prospettiva culturale e politica di analisi dei modelli relazionali e interpretativi dell’Occidente colonizzatore. Riconoscendo la necessità di operare una critica radicale dei paradigmi rappresentativi dominanti, prodotti dal mondo occidentale in relazione a tutte le realtà differenti dai modelli di riferimento riconosciuti come universali, la critica postcoloniale apre lo spazio alla possibilità di un’analisi più approfondita e trasversale del concetto di Alterità. Superando le determinazioni temporali a cui potrebbe alludere lo stesso termine “postcoloniale”, la ricerca va ben oltre l’analisi dei rapporti tra popoli colonizzatori e colonizzati ed approfondisce le dinamiche esistenti in tutte le relazioni di dominio in termini di potere, di rappresentazione, di subalternità, mostrando le reciproche implicazioni tra la violenza simbolica e politica esercitata/esercitabile tra/su gli individui. In questo contesto, la prospettiva di genere introdotta dalle analisi teoriche e dalle pratiche politiche del femminismo postcoloniale, costituisce la voce critica interna agli stessi studi postcoloniali, da sempre attenta a rilevare la specificità, spesso invisibile e silenziosa/silenziata, dei modi in cui si esercita il potere sulle donne. La doppia subalternità con cui si rappresenta la condizione femminile nella prospettiva critica postcoloniale, dà conto delle dinamiche di dominio e subordinazione delle donne rispetto sia al patriarcato che allo sguardo e al discorso occidentale.
È questo il contesto in cui si colloca la mia Tesi di Dottorato che analizza le potenzialità racchiuse nell’utilizzo politico dell’immaginazione come relazione all’altro/a nell’ambito in una prospettiva filosofica, di genere e postcoloniale.

 

Partendo dall’analisi delle letture che il discorso sull’immaginazione kantiano ha avuto prima nell’ambito della filosofia postmoderna – argomento che affronto nell’Appendice del mio lavoro – e successivamente nella critica postcoloniale e considerando l’apporto che la decostruzione derridiana – nella forma di decostruzione-ricostruzione del secondo Derrida – ha fornito allo sviluppo delle teorie sulle differenze di genere, nel mio lavoro affronto la relazione tra immaginazione-rappresentazione-alterità, confrontando l’analisi critica di Gayatri C. Spivak e l’opera artistica di  Assia Djebar.
La prima –  intellettuale indiana, femminista marxista decostruzionista, traduttrice di testi di lingue e generi diversi, insegnante di letteratura comparata presso la Columbia University di New York – sperimenta nel suo lavoro la possibilità di un utilizzo decostruttivo dell’immaginazione, finalizzato alla proposta di una modalità di relazione che si interroghi prima di tutto sulla capacità immaginativa dell’altro e sulla sua possibilità/volontà di (auto)rappresentarsi. L’autsider di genere, costituisce, in quest’ottica, la figurazione (impossibile) più estrema della relazione all’altro/a.
Assia Djebar, invece,  – scrittrice, regista teatrale e prima cineasta algerina, insegnante di storia e letteratura francese – analizza e mette in pratica nelle sue opere, la possibilità ricostruttiva dell’immaginazione, dedicandosi, in particolare, al recupero della memoria delle donne algerine all’indomani della guerra di liberazione nazionale e alla realizzazione di spazi/architetture – le opere – in cui le donne possano aver luogo con le loro voci, i loro corpi e le loro storie. Ciò che si prospetta è la possibilità di una ricostruzione di una genealogia al femminile che oltrepassi gli interdetti della storia narrata dall’altro.
Per entrambe il ruolo critico dell’intellettuale nei processi di trasmissione, anche attraverso l’insegnamento, e l’attenzione alla letteratura, come luogo significativo di interrogazione e pratica dell’alterità attraverso l’immaginazione, emergono come gli elementi portanti di una ricerca che considera la relazione all’altro/a come un’esperienza di alterazione di sé, anche attraverso l’uso di nuovi linguaggi, non neutri, né neutralizzanti, ma sfumati con i colori della soggettività.
Da qui la possibilità di sconvolgere i sensi della rappresentazione, (ri)abitabile, nei termini di quello che ho definito nella parte finale della mia Tesi come un Archivio Echo-Grafico, luogo/non-luogo dell’immaginazione, in cui l’impossibilità di una compiuta conservazione, costituisce la possibilità stessa dell’altro/a, inteso/a non come mancante/mancanza, ma come creazione, possibilità, desiderio.

 

Indice

 

INTRODUZIONE

 

I CAPITOLO
DECOSTRUZIONI E IMMAGINAZIONI. GAYATRI C. SPIVAK: S-FIGURARE, EDUCARE, AMARE

 

1.1 DECOSTRUZIONI: LIMITI-LEGAMI
1.1.1 Altro/dire “Altro”
1.1.2 Darstellen/Vertreten
1.1.3 Continuità/Discontinuità
1.1.4 Differenza Sessuale/Differenza Razziale
1.1.5 Prassi/Teoria

 

1.2 IMMAGINAZIONI: LUOGHI
1.2.1 Kant e Arendt: dall´Estetico al Politico
1.2.2 Wordsworth: Identità e Alterità
1.2.3 Devi: la Storia e le storie, limiti e trasversalità

 

1.3 POLITICA DELL’IMMAGINAZIONE: CONOSCENZA, POLITICA ED ETICITÀ
1.3.1 S-figurare
1.3.2 Educare
1.3.3 Amare

 

1.4 FIGURE DELL’ALTERITÀ
1.4.1 L’Informante nativo
1.4.2 Soggetti planetari
1.4.3 RAT

 

II CAPITOLO
RICOSTRUZIONI E IMMAGINAZIONI.  ASSIA DJEBAR: RESTITUIRE, CREARE, TRASMETTERE

 

2.1 RICOSTRUZIONI: MEMORIA-ARCHITETTURA
2.1.1 La colonia algerina: la Storia e la Memoria
a) Ascoltare la memoria
b) Guardare la memoria
c) Dire la memoria
2.1.2 Una genealogia al femminile: La Lingua, lo Sguardo e la Memoria
a) imparare a guardare
b) il silenzio dello sguardo, lo sguardo sul silenzio
c) lo spazio della memoria, le parole nello spazio

 

2.1.3 Autobiografia e Psicobiografia: la Scrittura e la Memoria

 

2.2 IMMAGINAZIONI: CREAZIONE E LIBERTÀ
2.2.1 Immaginazione e memoria
2.2.2 Mettere in immagini

 

III CAPITOLO
L’(IMMAGINE COME) ARCHIVIO ECHO-GRAFICO

 

INIZIO IN FORMA DI APPENDICE
A PARTIRE DA KANT

 

1. I MODI DELL’IMMAGINAZIONE IN KANT
1.1 Il carattere mediale dell’immaginazione:
lo schematismo trascendentale
1.2 Limiti e Libertà dell’Immaginazione:
la Simbolizzazione Analogica
1.3 Educare l’Immaginazione
1.4 Considerazioni sull’immaginazione in Kant

 

2. LETTURE DEL DISCORSO KANTIANO SULL’IMMAGINAZIONE
2.1 Martin Heidegger: nomadismo e radicalità dell’immaginazione
2.2 Hannah Arendt: Immaginazione, Spazio pubblico, Validità esemplare
2.3 Gilles Deleuze: Immaginazione e potere di controllo
2.4 Jean Françoise Lyotard: Immaginazione, metafisica del soggetto e Dastellung
2.5 Jacques Derrida: la taglia a due tagli dell’immaginazione

 

BIBLIOGRAFIA
Giovanna Callegari

Si laurea in Filosofia presso l’Università “Federico II” di Napoli con una tesi in Estetica sul tema dello sguardo in Maurice Merleau-Ponty. Presso lo stesso Ateneo consegue il titolo di dottore di ricerca in Studi di Genere con una tesi sull (...) Maggiori informazioni