Nicoletta STELLINO – Auctoritas. Uno studio contemporaneo sul rapporto tra politica e potere

Relatrice: Prof.ssa Federica Giardini
Correlatore: Prof. Giacomo Marramao

Università degli Studi Roma Tre
Tesi di laurea in Filosofia politica

a.a. 2011/2012

 

Abstract

Se la storia del Novecento ha mancato nel dare una considerazione positiva al concetto di autorità, portando l’attenzione sulla degenerazione del concetto e facendolo coincidere con l’autoritarismo, concepito come fonte verticale di legittimazione del potere assoluto, oggi si offrono studi che iscrivono il termine in una tradizione di democrazia sostanziale, proponendo una riconsiderazione positiva dell’autorità come leva che mette in movimento il mondo per un cambiamento radicale, e, in particolare, come viene sottolineato nella tesi, come superamento di quella crisi che ha investito più ambiti della società contemporanea.

Partendo dal concetto di autorità lo studio indaga, nella sua prima parte, attraverso importanti riflessioni di autori e autrici che hanno animato il dibattito filosofico sulla sovranità e sull’autorità, il rapporto spesso ambiguo e problematico che queste intrattengono con il concetto di diritto e di forza, e si concentra, sul modo in cui questo rapporto si è tradotto all’interno dei governi dei paesi che oggi vengono chiamati democrazie.
Nello scenario attuale la democrazia ha alterato le proprie caratteristiche allontanandosi da quella che può essere definita la sua forma ideale e favorendo la nascita di nuove democrazie attraverso meccanismi esterni al processo democratico e sempre più influenzati da meccanismi tipici del neoliberalismo che hanno determinato una profonda crisi in termini di sovranità.
La mancata mediazione tra cittadino e sfera pubblica, che un tempo era esercitata dai partiti, ha alimentato e aumentato il disinteresse dei cittadini verso il pubblico, determinando l’estromissione degli stessi da ogni processo decisionale e una conseguente crisi di rappresentanza politica che ha limitato la partecipazione dei cittadini al momento del voto, svuotando il senso stesso del concetto di cittadinanza.

Le democrazie neoliberali, caratterizzata – come afferma Donatella Della Porta – da un «passaggio di potere dallo Stato al mercato», ha ridotto la politica e gli scambi sociali a pura governance, mettendo tra parentesi la relazione tra soggetti e favorendo logiche individualiste.
L’avvento dell’homo oeconomicus ha inoltre determinato il predominio di una razionalità calcolante in una società che concepisce l’altro solo come oggetto in funzione della propria sopravvivenza.

Dopo aver esaminato le varie forme di democrazia su cui oggi la ricerca si è concentrata, la tesi mostra come il concetto di democrazia sia impossibile da definire se non nella sua fattualità e nella sua infinita apertura, in particolare attraverso le teorie di Jean-Luc Nancy e Jacques Rancière, per cui la democrazia non è né una forma di società né una forma di governo, ma implica una certa relazione tra chi governa e chi è governato.
Il rapporto tra governati e governanti è stato al centro di molte analisi, ma la prospettiva che la tesi privilegia è quella per cui, a partire dalle teorie di Michel Foucault, l’ordinamento democratico agisce in maniera diretta sul rapporto tra politica e potere, e lo fa anche attraverso legami di dominio che si manifestano sul piano intrapsichico.

Una parte importante della tesi è dedicata, ancora, al concetto di cittadinanza a cui rimandano immancabilmente tutte le questioni fin qui trattate. Democrazia e cittadinanza sono, infatti, due nozioni profondamente legate l’una con l’altra tanto che la problematicità del concetto di democrazia rende altrettanto problematica l’istituzione della cittadinanza, secondo quanto afferma, nei suoi studi di riferimento, Étienne Balibar. Ma parlare di cittadinanza significa anche parlare dell’esclusione delle donne in quanto donne, a partire da quel contratto sessuo-sociale, come lo chiama Carole Pateman, che proprio su quell’esclusione ha fondato il diritto politico.

In questo contesto infine si fa riferimento alla specifica elaborazione delle autrici del “pensiero della differenza” che hanno fatto della ridefinizione positiva del concetto di autorità la direzione privilegiata per il superamento della crisi in cui la contemporaneità si è imbattuta. Alcune autrici hanno cercato di ridefinire il concetto di autorità, recuperandone un senso libero che, sulla scia delle teorie di Hannah Arendt, si distingue dall’idea di autoritarismo e di gerarchia perché non implica la subordinazione cieca al potere, ma una relazione di reciproco riconoscimento e come soggetti, aprendo una nuova modalità di approccio e di responsabilità al mondo.

Se nell’età moderna l’autorità veniva riconosciuta allo Stato, adesso è «l’autorità privata» a rappresentare un nuovo ordine normativo i cui elementi entrano nella sfera pubblica diventando parte della politica pubblica.
Anche oggi la logica del dominio maschile viene confermata e continua a essere veicolata attraverso l’ideale culturale di individualità e razionalità, sopravvivendo nonostante il declino dell’autorità paterna.
Oggi si vanno delineando nuove forme di patriarcato, o neopatriarcato, che non riguardano più processi di esclusione della donna dalla vita pubblica, bensì ciò che Anna Simone ha chiamato inclusione differenziante, ovvero quel processo in cui i corpi femminili vengono oggettivati e strumentalizzati dalle democrazie neoliberali attraverso la costruzione di nuovi stereotipi per mezzo dei quali si influenza e si controlla la società.

In questa prospettiva la genealogia del potere può mostrare larazionalità politica costituita da logiche discorsive che legittimano tutti i regimi di potere, configurandosi come pratica per l’effettiva realizzazione di una politica democratica, che non abbia bisogno di alcuna subordinazione forzata ma che sia alimentata da relazioni libere dal potere.
Nel prendere parola le donne hanno ritrovato il proprio atto di resistenzacontro l’oppressione: la parola è infatti una forza che lotta, è, ancora, azione, atto di responsabilità; essa è politica.
Ripensare al rapporto tra politica e potere potrebbe rivelarsi una strada da percorrere per ri-fare il mondo, ri-crearlo in un altro modo.
La democrazia, come, a ragione, afferma Nancy, non è in nessun luogo, ma impegna l’uomo in quanto «chance» di se stesso: essa è possibile laddove la politica diventa scambio tra esseri umani nella prospettiva del reale vivere-in-comune.

Indice
 
   Introduzione

1.     Crisi del potere statuale
1.1  Legittimazione, autorizzazione, crisi del potere sovrano
1.2  Crisi della democrazia e della rappresentanza
1.3  Democrazia. Tra teoria e pratica

2.     Governo e dominio. Sulla diffusione del potere e sulle sue implicazioni psichiche
2.1  Governo, dominio e governamentalità
2.2  Quel conflitto interno che genera sottomissione
2.3  Una critica all’ordine liberale delle identità

3.     Che cosa resta
3.1  Autorità non è autoritarismo
3.2  Una strada da percorrere. Il pensiero femminista e il senso libero dell’autorità
3.3  Sulla cittadinanza
3.4  L’autorità tra desiderio di politica e libertà nella differenza femminile

Conclusione

Bibliografia

Nicoletta Stellino
Nicoletta Stellino

Nicoletta Stellino si è laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi Roma Tre con una tesi sul concetto di autorità e sul rapporto tra potere e politica nel contemporaneo, con particolare attenzione alle questioni affrontate dal pensiero (...) Maggiori informazioni