Sara Del Bello – Esperienza, politica e antropologia in María Zambrano

tesi dottorale di Sara Del Bello

Dipartimento di Scienze Politiche della “Sapienza”

 

Questo lavoro, che si sviluppa lungo i principali nodi del pensiero zambraniano, vale a dire il dato esperienziale, il punto di vista antropologico e l’analisi storico-politica, prende forma intorno al concetto fulcro di persona, nell’ambito di una prospettiva per un verso di tipo esistenziale e per un altro di tipo cristiano, dove il sentire originario, il sapere dell’anima, le viscere acquistano piena centralità. L’umano è, dunque, l’aspetto fondamentale, che guida la filosofia di Zambrano, dal principio alla fine della sua riflessione, assolutamente circolare e fuori dai cardini di ogni visione di carattere sistemico.

La prima parte è incentrata sull’analisi del contesto storico-filosofico, nel quale il pensiero di María Zambrano viene progressivamente alla luce. In particolare, di fronte ad un’Europa brutalmente segnata dalla violenza, lo sguardo della filosofa, influenzato soprattutto dai punti di vista di Unamuno – di cui recepisce la prospettiva esistenziale e la dimensione fortemente ispanica, nonché mistico-spirituale – e di Ortega – del quale accoglie, invece, il punto di vista storico-politico – si rivolge alla necessità di dare forma ad una nuova dimensione europea, recuperando quanto di prezioso l’uomo europeo è riuscito a costruire nel tempo. Muovendo da tale presupposto, è possibile addentrarsi nella sfera antropologica zambraniana, che prende corpo modellandosi attraverso un percorso di tipo autocoscienziale, rivolto al superamento dell’individualismo, per arrivare invece ad accogliere gli elementi della trascendenza, dell’ordo amoris, della pietas, della speranza, dell’apertura all’altro, della nascita. L’accento, in questa seconda parte, si sposta sull’idea chiave di persona, di cui vengono sviscerate tutte le componenti costitutive, attraverso una serie di confronti con il pensiero di filosofi quali Scheler, Agostino, Mounier. Nella prospettiva zambraniana, la persona, progetto di vita trascendente, punto di incontro tra interiorità ed esteriorità, è prima di tutto un essere creaturale e relazionale che, in ragione della sua incompiutezza, è chiamato a nascere continuamente, giorno per giorno, con la responsabilità di essere al tempo stesso soggetto e oggetto di sguardo altrui. La filosofia zambraniana trova, inoltre, un interessante punto di incontro nella riflessione filosofica di pensatrici a lei contemporanee, quali Arendt, Weil, Stein, tutte testimoni di uno stesso momento storico e personalmente toccate, in diversa misura, dalla tragica esperienza della Seconda Guerra mondiale, dei regimi e dell’esilio. Nell’ambito di prospettive assolutamente peculiari e differenti, queste filosofe sono accomunate dalla volontà di ripensare l’umano a partire da un punto di vista relazionale e scambievole, proprio muovendo dalla dolorosa constatazione di un’Europa che ha, invece, dato forma ad una realtà distruttiva e impietosa. È, inoltre, importante sottolineare come, pur dichiarandosi femminile e non femminista, Zambrano finisca per toccare questioni, che diverranno centrali nell’ambito della riflessione femminista contemporanea, svolgendo in questo senso un ruolo, per molti versi, anticipatore. Del resto, la sua stessa condizione femminile, in un periodo e in un Paese dove l’elemento maschile è nettamente egemonico, acquista già in sé grande rilevanza. L’essere, infatti, una donna filosofa in una Spagna, che Zambrano stessa definisce culturalmente arretrata, in modo particolare con riferimento al rapporto uomo-donna, si configura come uno dei tratti più originali della sua riflessione. Segue, a questo punto, la parte dedicata all’analisi di carattere storico-politico, imperniata sulla contrapposizione tra una storia tragica-sacrificale-violenta e una storia etica-umana. Muovendo da una lettura storica, fondata sulla chiave interpretativa del rapporto umano-divino, Zambrano considera la storia dell’Europa come l’espressione del sofferto rapporto esistente tra l’uomo europeo e il messaggio cristiano. La critica zambraniana è rivolta a quello che ella definisce assolutismo, termine con cui intende la volontà di assolutizzazione dell’io, che distrugge lo spazio dell’incontro e della relazione e di cui il personaggio di Edipo costituisce la rappresentazione più esemplificativa. Alla maschera edipica fa da contraltare la figura di Antigone – di grande rilevanza nel pensiero zambraniano – la quale incarna, invece, un modello di tipo relazionale, espressione di chi sceglie di dar luce alla propria identità grazie all’altro e al dialogo che con quest’ultimo è capace di instaurare, accettando di vedere e di esporsi allo sguardo altrui.

Comprendere María Zambrano significa, infine, muovere dal punto di vista di chi, come lei, ha conosciuto l’esperienza dell’esilio, che acquista una duplicità di significati, politico, per un verso ed esistenziale, per un altro; positivo, da un lato e negativo, dall’altro. È l’esistenza stessa ad essere concepita e vissuta come esilio, come quel cammino che bisogna percorrere per recuperare l’origine, la condizione di comunanza perduta con ciascun essere umano. L’ambivalenza dell’esperienza da esule trova, infine, un riflesso anche nello stile zambraniano, nel suo linguaggio fluido e circolare, ben incarnato dall’idea di razón poética. La ragione materna e poetica delineata da Zambrano è al centro della parte conclusiva di questo lavoro. Grazie ad un rapido confronto con la ragione di Ortega, con le radure di Heidegger e con l’aurora nietzscheana, emerge un altro aspetto essenziale del pensiero zambraniano: plasmare una ragione capace di addentrarsi sino alle zone viscerali dell’esistenza, in contrapposizione a quella ragione auto-referenziale e assoluta tipica, secondo Zambrano, del pensiero filosofico moderno.

Prendendo le mosse dalla realtà storico-politica in cui si trova a vivere e profondamente condizionata dall’elemento esperienziale, la filosofa spagnola tratteggia, dunque, un pensiero in cui si realizzi quell’abbraccio tra dimensione speculativa e dato vitale, a suo giudizio, necessario a comprendere pienamente l’essenza dell’uomo. La sua riflessione filosofico-politica – in cui le figure femminili acquistano un ruolo di assoluta centralità – delinea un sentiero che, passando attraverso i temi della coscienza e dell’auto-coscienza, della responsabilità, della relazione, dell’accettazione della molteplice varietà di cui consta la realtà, arrivi a riscoprire una società più umana ed effettivamente democratica.

 

Indice

Introduzione

1   La penombra toccata dall’allegria: cenni biografici

2   La Spagna e l’Europa

2.1   Il punto di vista spagnolo: Unamuno e Ortega

2.2   Il dibattito europeo: il contributo di Husserl

2.3   L’umanesimo europeo di María Zambrano

3   La prospettiva antropologica: la meditazione sull’uomo

3.1   La persona

3.1.1    Da individuo a persona

3.1.2    Ordo amoris, trascendenza, relazione

3.1.3    Il sogno

3.2   Nascere e dis-nascere

3.3   La vita tra speranza e nostalgia

3.4   Antigone

3.5   La piedad di Zambrano e l’amor mundi di Arendt

3.6   In conclusione: la socialità umana

4   Il punto di vista storico-politico

4.1   La storia sacrificale

4.1.1    Il legame tra umano e divino

4.1.2    La logica sacrificale e l’«assolutismo»

4.1.3    In cammino verso la storia etica

4.2   La politica

4.2.1    Per una nuova idea di liberalismo

4.2.2    Il valore della democrazia: il popolo e la massa

4.3   L’esilio

4.3.1    Un viaggio iniziatico

5   Oltre la politica: brevi cenni alla razón poética

5.1   Dalla ragion storica e vitale di Ortega alla parola viscerale di Zambrano

5.2   Verso i chiari del bosco

Conclusioni

Bibliografia

 

Redazione

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