Maria Pia Lessi – L’ira delle donne può costituire elemento di giustizia?

Maria Pia Lessi – L’ira delle donne può costituire elemento di giustizia?

Suggestioni da “Coefore e Eumenidi”  di D. Salvo con Piera Degli Esposti e Elisabetta Pozzi

 

Ho in questi giorni assistito al teatro greco di Siracusa alla rappresentazione di Coefore-Eumenidi.

Le due tragedie di Eschilo, dal 458 a.c., narrano, come e’ noto, la vicenda di Oreste che, per vendicare la morte del padre Agamennone, uccide la sua assassina, la madre Clitennestra , viene poi perseguitato dalle Erinni, e salvato da Atena che trasforma le Erinni in dee benevole, Eumenidi.

Sapevo che in questi testi si legge il passaggio dalla società matriarcale, fondata sull’emotività femminile, allo stato di diritto, regolato dalla ragione e dalle regole patriarcali  attraverso l’istituzione , da parte di Atena del tribunale dell’Areopago.

Lo spettacolo di Daniele Salvo e l’incontro con Piera degli Esposti ,Atena, e Elisabetta Pozzi, Clitennestra, mi hanno comunicato  una diversa energia e apertura.

Daniele Salvo ha affermato “Atena..istituisce il primo tribunale della storia e sceglie come giudici i migliori tra i cittadini. Costoro nel nostro spettacolo saranno uomini e donne molto giovani: e’ una cosa da sottolineare in un paese in cui la gioventù è spesso considerata una colpa:Atena rappresenta la saggezza, la mediazione, la capacità di risolvere pacificamente i conflitti “.

Piera Degli Esposti, nei giorni precedenti le elezioni, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook la sua immagine con l’armatura e lo scettro  dorato della dea, ha scritto:” Mancano pochi giorni alle elezioni. Afferra l’elmo della giustizia” e ha manifestato il desiderio forte di diffondere questo messaggio di forza e giustizia di donne.

Subito ho pensato a Federica Giardini e a “Sensibili guerriere”,nato nel 2011 dallo studio e riflessione collettiva sulla forza, anche fisica, delle donne e , in questa prospettiva, condivido la suggestione che ho incontrato a Siracusa alla messa in scena della forza femminile (Atena,  Coefore, Erinni, Eumenidi) come creatrice di un mondo diverso, attraverso relazioni e saperi  che tengono conto dell’esperienza.

Nello spettacolo, alla vertigine della musica e delle danze ,si aggiungono le parole di Peithò, la Persuasione, con cui Atena riesce a trasformare l’ira delle Erinni:

Ho ottenuto il successo:

legare spietate,

possenti creature divine ad Atene.

È loro campo fatale reggere

l’universo umano: chi non ebbe mai caso

d’incrociarle rabbiose, ignora

la fonte dei colpi che devastano la vita.

(Coe., 928-934)

in benedizione che nutre e cura il mondo.

perché venerazione e rispetto avrai abitando con me:

e di questa terra grande le primizie ancora otterrai,

come sacrifici per i figli e per i riti nuziali

e sempre questo consiglio loderai.

(Eumenidi 750-753).

Nella scena finale giovani donne vestite di bianco, emanazione di Atena, che resta sullo sfondo, abbraccioano le Erinni nere e scarmigliate e si fondono in soggetti nuovi, avvolti da drappi rossi, mentre al centro della scena sta una giovane donna con un bambino in braccio.

La nuova cultura supera la scure di Clitennestra, la violenza cieca che perpetua il dolore,  ma conserva in se’ , elemento costitutivo, l’ira delle Erinni, che restano indomite e insubordinate, espressione ineludibile della rabbia di chi ha subito oltraggio.

L’esperienza con le donne che hanno subito violenza insegna che non può esserci giustizia se si nega la rabbia di chi ha subito oltraggio; per dare ascolto alle persone nella loro interezza, la giustizia tiene conto delle emozioni, anche violente. L’ira delle Erinni si trasforma in forza creativa, diversa dalla brutalità ,e attraverso la parola supera la legge del taglione e della vendetta per una giustizia riparativa, che ricostruisce relazione tra chi ha commesso e chi ha subito il torto .

In questo senso più che di giudizio o perdono, la parola chiave della giustizia femminile è misericordia  (cfr. Fiorella Cagnoni “Scuola estiva della differenza” 2012) , che si pratica nella relazione e nella narrazione. La frequentazione della letteratura, osserva la filosofa Martha Nussbaum, stimola quella capacità di “pensiero posizionale cioè di immedesimazione nel prossimo che è innata in ogni essere umano e che è alla base dell’empatia: una capacità essenziale per poter raggiungere, o almeno perseguire, nel lavoro quotidiano del giurista, quel delicatissimo equilibrio tra apertura alla specificità e irripetibilità di ogni singolo caso concreto e necessaria applicazione di norme e categorie generali e astratte, che solo può consentire di dare veramente “a ciascuno il suo”.

Infine, l’apertura alla narrazione delle vittime, ma anche dei perpetratori e l’impostazione dialogica che questa porta con sé è fondamentale in molte forme di alternative dispute resolution, e in primo luogo nella pratica della giustizia riparativa: un modello innovativo di soluzione dei conflitti che ha ispirato esperienze fondamentali come la Truth and Reconciliation Commission nel Sudafrica del dopo apartheid e che raccoglie il crescente interesse di vari legislatori nazionali e delle stesse Nazioni Unite.

 

Se le tragedie di Eschilo hanno un indubbio connotato misogino (Atena, figlia di solo padre),  lo spettacolo di Siracusa e le sue interpreti hanno dato una rappresentazione aperta alla cultura delle donne, corpi e menti che danzano, una cultura che comprende, come elemento ineludibile, l’amore per le forze ctonie, figlie della notte, insieme alla terra feconda, ai saperi delle emozioni,alla vita.