Angela BALZANO – Genealogie di un’autonoma costituzione della soggettività

TESI DI LAUREA MAGISTRALE IN FILOSOFIA DEL DIRITTO
MARZO 2010
RELATRICE: CARLA FARALLI
CORRELATRICE: ROSI BRAIDOTTI
ALMA MATER STUDIORUM-BOLOGNA
TITOLO: GENEALOGIE DI UN’AUTONOMA COSTITUZIONE DELLA SOGGETTIVITA’
ANGELA BALZANO
Questa ricerca si propone di tracciare una genealogia,  intesa come mappa delle interpretazioni ma anche dei rapporti di forza, della categoria filosofica della “soggettività”.
La mappa delle interpretazioni si sviluppa intorno alla rilettura del filosofo che per primo ha affrontato la questione del rapporto tra  corpi, soggettività e divenire: Baruch Spinoza. Le coordinate filosofiche della sua Etica ci permettono di focalizzare l’attenzione sulla generazione filosofica detta del “poststrutturalismo”, che in particolare con Deleuze e Guattari per prima “pensa” la soggettività in termini non dialettici e in un’ottica postidentitaria. La soggettività ci si presenta come molteplice e aperta, piuttosto che “unica” e chiusa in se stessa.
Si mette a verifica che la categoria di “soggettività”, e non  quella di “soggetto”, è una risposta etica e non relativistica alle sfide dell’attualità, fecendo riferimento ai recenti apporti teorici del femminismo poststrutturalista, in particolare alla Braidotti.
Si tratta di capire in che misura, nella storia dei rapporti di forza, la soggettività è stata catturata da differenti dispositivi di normazione e controllo, dalla comparsa delle prime “tecnologie del sè” al ruolo assegnatole dall’ articolazione del biopotere. Fondamentale a proposito è l’opera di Michel Foucault, che spiega  il movimento del capitalismo avanzato: la presa in carico delle forme di vita, a partire dai corpi e dalle loro capacità. Foucault stesso ci suggerirà che alla soggettività non si chiede più di produrre beni e ricchezze, quanto affettività e comunicazione.
Nel comprendere tali meccanismi di soggettivazione ed assoggettamento è, perciò, opportuno focalizzare l’attenzione sulle linee di intersezione delle nuove tecnologie disciplinari e dei disparati apparati di governance che operano in presa diretta sui corpi, intesi genericamente come “portatori” di vita. L’accento è posto sulle conseguenze, vissute dalle soggettività incarnate, dell’irrompere delle biotecnologie e dell’informatizzazione. Lungi dallo stigmatizzare come totalmente negativi i mutamenti in corso, si tenta una differente lettura delle potenzialità che tale nuovo scenario offre alle singolarità in divenire, guardando soprattutto agli spunti offerti in questa direzione dalla Braidotti e dalla Haraway.
Tenendo sempre presenti i suggerimenti di questo femminismo materialista rinnovato, abbiamo tentato di concettualizzare le mutazioni in corso in modo non apocalittico né impulsivamente entusiasta. A questo proposito, ci siamo servite proprio di alcune figurazioni di queste autrici, quali quelle di cyborg e tecno-corpi, allo scopo di problematizzare più efficacemente il concetto di soggettività nomade e frammentata all’epoca dell’informatica del dominio.
Durante il nostro percorso ci si sono presentate molte domande riguardo alla relazione tra soggettività e rapporti di potere, a cui abbiamo trovato risposta convincente grazie ad altri autori che attualmente indagano proprio sulla possibilità che i processi di soggettivazione possano aprirsi seguendo le due differenti declinazioni del potere: nel senso della potestas ed in quello della potentia.  Ci siamo riferite, infatti, alla ricerca comune che Negri e Hardt conducono nella Trilogia che va da Impero a Comune, per trovare una risposta al dilemma etico della compatibilità tra soggettività singolare e collettiva. Il tentativo di soluzione da loro proposto suggerisce una riappropriazione della produzione bio-politica da parte delle soggettività desideranti, possibile, però, solo a a partire dalla reintroduzione, tutta etica, del desiderio stesso nella produzione di realtà, unica condizione grazie alla quale le singolarità possono auto-determinarsi.
Negri e Hardt ci mostrano, quindi, lo stretto legame che oggi intercorre tra la potenza costituente espressa dalla cooperazione tra le soggettività e la produzione bio-politica stessa cooptata dai dispositivi di potere e dai flussi del capitale. In questo ci sono sembrati molto vicini al post-strutturalismo materialista, soprattutto al suo impegno etico nella costruzione di un futuro sostenibile per ogni soggettività.

CONCLUSIONE
In conclusione ci pare, pertanto di poter affermare che  tutti questi differenti pronunciamenti post-strutturalisti riguardo i processi di soggettivazione e le loro caratteristiche, riflettano in realtà la stessa esigenza di fondo: dotare il pensiero critico di una dimensione fattiva, elaborare  quella che abbiamo definito un’etologia dei desideri e dei divenire delle soggettività.
Non vogliamo incorrere nell’errore di trascurare le diverse peculiarità proprie ad ognuna delle posizioni fin qui considerate. Può, però, essere proficuo da un punto relazionale e trans-disciplinare guardare, infine, alle zone di prossimità che si creano fra loro, considerando soprattutto l’aspetto creativo e innovativo delle proposte avanzate.
A questo proposito ci sembra opportuno tentare di  cogliere, con uno sguardo di insieme, i differenti punti di convergenza  notati nel corso di quest’elaborato. Ci sembra, infatti, che le diverse incarnazioni del materialismo post-strutturalista condividano almeno i seguenti punti:
• Tutte queste prospettive si presentano come pensieri critici dell’attualità, come delle ontologie del presente, essendo il loro interrogativo principale rivolto a sostenere le sfide poste alla filosofia dalla post-modernità.
• Tutte elaborano particolari mappe della soggettività e dei suoi divenire per rendere conto proprio delle trasformazioni che corpi-cervelli, ambiente e macchine hanno attraversato nel passaggio dal moderno al post-moderno.
• Tutte designano mappe dal carattere etico-politico per la stessa motivazione di fondo: ricostruire genealogicamente le relazioni che intercorrono tra singolarità e potere, studiando i rapporti di forza nel loro diverso situarsi.
• Tutte ribadiscono la natura aperta e relazionale, cooperativa di tale soggettività, e cercano di renderne conto nelle rispettive mappe etico-politiche.
• Tutte mettono al centro della produzione di soggettività affetti, desideri e conoscenza, sottolineando l’immanenza della produzione stessa.
• Tutte ritengono la soggettività capace al contempo di sostenere la sua appartenenza alla collettività con responsabilità, ma anche con resistenza.
• Tutte sono impegnane nella costituzione di una nuova etica-politica delle passioni e degli affetti positivi, quali amore gioia e felicità, adeguata al presente e capace di sostenere il futuro.

Potenziare i processi di costituzione autonoma delle soggettività incarnate vuol dire, oggi, impegnarsi attivamente sul terreno bio-politico della produzione e della promozione di un’etica nomade.
Quest’etica nomade, che si costituisce come all’altezza dell’autonomia e del senso di appartenenza ad una collettività delle singolarità, si presenta come un processo pratico, non come un protocollo cui aderire, e si declina come divenire delle contro-soggettivazioni. I divenire di cui sono capaci le contro-soggettività, abbiamo visto, sono di fatto forieri di metamorfosi della vita sociale e affettiva, dal momento che sono spinti alla deterritorializzazione dei flussi di controllo e capitale. Riportare la filosofia etica al piano d’immanenza prodotto dal carattere sociale e molteplice delle soggettività restituisce loro la sempre possibile capacità di costituirsi autonomamente.

STILE E METODOLOGIA

Nei primi due capitoli, trattandosi di fare la genealogia della soggettività in quanto mappa delle interpretazioni, lo stile adottato sarà cartografico ma ancora espositivo: qui si cercherà pertanto di tracciare gli itinerari che nel postmoderno si diramano a partire dal nucleo concettuale della soggettività in Spinoza.
Negli ultimi due Capitoli trattandosi, piuttosto, di fare la genealogia della soggettività in quanto mappa dei rapporti di forza, l’analisi non può che divenire trasversale, poiché deve render conto di molteplici e complessi fattori, e lo stile non può che essere allusivo, poiché dovrà  creare categorie concettuali per capire e descrivere ciò che stiamo attualmente diventando, non solo ciò che siamo stati. Si cerca, pertanto,  di esplorare  nuovi stili in quanto si ritiene tale ricerca stilistica fondamentale per una diversa concettualizzazione di una soggettività orientata all’etica della sostenibilità.
Lo stile qui non è, dunque, un elemento decorativo. Lo stile è una vera e propria logistica per la concettualizzazione di nuove strutture del pensiero, è la condizione di possibilità di altri modelli di pensiero per aprire nuovi orizzonti.
Qui la metodologia è informata e attivata dalla specificità dell’esposizione dei contenuti: non si potrebbero, infatti, concettualizzare l’autonomia e il nomadismo della soggettività adottando stile e metodi legati alla tradizione metafisica dualista, essendo questa volta alla definizione di un soggetto neutro e statico. Ecco perché da questo punto in avanti lo stile dell’elaborato si fa figurativo e creativo, tentando di essere all’altezza  della sfida etica aperta dal nuovo scenario. Ripensare la soggettività al tempo del biopotere richiede, infatti, l’elaborazione di nuovi stili filosofici in grado di creare nuovi concetti.
La metodologia scelta nella stesura di quest’elaborato è soprattutto quella della lettura, dell’analisi e del confronto tra i testi. Importante in questo processo è il lavoro di ricerca e selezione del materiale  di studio. Svoltasi tra l’Aletta Institute for Women’s History di Amsterdam Muiderport e la Utrecht Central Library, la ricerca ha portato all’acquisizione di conoscenze archivistiche storiche, così come di consultazione dei cataloghi online, come Omega. Partenza e oggetto della ricerca sono state le pubblicazioni accademiche periodiche catalogate dalle “Euopean Reference list for gender studies” e  dal “E.R.L for philosophy”. Essendo poi il materiale reperito in lingua inglese, il lavoro di traduzione in lingua italiana ha svolto un importante ruolo nella comprensione di concetti e autori chiave.
Non di secondaria importanza è però la partecipazione ai cicli di seminari e dibattiti. Di particolare rilevanza è stata la partecipazione ai cicli “Reading Deleuze” promosso dal Centre for the Humanities della Utrecht University, presieduto dalla Professoressa Rosi Braidotti; la frequenza al “Programme Tutorial” della stessa Braidotti intitolato “Feminist Philosophies of the Subject”, nonché al ciclo “Etica e Politica negli studi di genere” promosso dall’associazione Orlando, presieduto dalla Professoressa Carla Faralli dell’Alma Mater di Bologna.

INDICE

INTRODUZIONE
CAPITOLO I.  La prima idea della mente è il corpo:
   1 Singolarità molteplici invece che soggetti monolitici: L’ Etica di Spinoza
   1.1 Una genealogia dell’attualità: differenti materialismi in differenti contesti

CAPITOLO II :  I Corpi da rappresentati a normalizzati:
   2.1 Foucault: Le tecnologie del sé e il governo degli altri
   2.2 I processi di soggettivazione tra dispositivi disciplinari e biopotere

CAPITOLO III : Tecnocorpi. Per l’inutilità del controllo:
   3.1 La cura di sé al tempo del geneticamente modificato.
   3.2 Una possibile lettura delle singolarità : tra tecnocorpi e soggettività incarnate
   3.3 La soggettività nel dibattito accademico internazionale

CAPITOLO IV: Controsoggettività incarnate. Per l’efficacia della liberazione:
   4.1 Macchine desideranti: per farla finita col giudizio dell’io
   4.2 La rivoluzione molecolare tra moderno e postmoderno
   4.3 La potenza dei corpi e le possibilità di disassoggettamento

CONCLUSIONE
Redazione

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