Per un Femminismo Giuridico

 Di Anna Simone, Ilaria Boiano, Caterina Peroni

 

Come fare, quali parole possiamo usare oggi per rinominare il rapporto tra femminismo e diritto?

A partire da questa domanda ci siamo ritrovate con l’intento specifico di avviare una sezione Iaph per rilanciare questo rapporto critico e per valorizzare, al contempo, ogni ricerca, ogni presa di parola  che vada in questa direzione. Ma cosa vuol dire ripensare oggi il femminismo giuridico, o comunque un femminismo che si relaziona al diritto?

Nel Digesto delle discipline civilistiche del 1992, apparve per la prima volta la voce “Femminismo giuridico” nella quale, non senza accenti critici, Sylviane Colombo ricostruiva in diretta la nascita del femminismo giuridico negli Stati Uniti, segnalandone quale aspetto stimolante la critica all’autorità e alla logica giuridica che accomunava i molteplici filoni di pensiero che si andavano sviluppando. Punto di partenza comune delle riflessioni femministe sul diritto è scorto da Colombo nel rifiuto del linguaggio formale a favore di forme di espressione che rispettino gli aspetti emotivi e non razionali della vita e delle situazioni concrete che il diritto si trova ad affrontare. Le proposte e i rimedi però non sono unanimi né univoci e Colombo li ripercorre, seppure sinteticamente, contrapponendo coloro che rifiutavano tout court il linguaggio giuridico, anche se integrato dai concetti di sesso e genere, a coloro che si proponevano di influenzare le percezioni sociali e culturali attraverso il contenzioso strategico e la produzione di nuove leggi (come ad esempio in materia di pornografia). Nell’insieme, secondo l’autrice, il femminismo giuridico, così come si stava delineando nel panorama accademico femminista americano, non avrebbe portato concretamente a modelli nuovi, e ciò secondo Colombo a causa, da una parte, dell’assenza di un quadro teorico serio che facesse da cornice alle analisi e, dall’altra parte, per il generalizzato disimpegno delle giuriste femministe ad elaborare un quadro metodologico articolato. Nonostante l’eterogeneità delle prospettive femministe e la loro tendenza a non essere facilmente “disciplinabili” in categorizzazioni nette, interrogando il senso stesso della classificazione tra discipline e prospettive, diverse autrici hanno comunque provato a sistematizzare le diverse fasi del pensiero femminista sul diritto, a partire dalle differenti tematizzazioni dei relativi concetti fondanti. Una di queste è Carol Smart, con la sua nota tripartizione storica del dibattito anglosassone: il diritto è sessista, il diritto è maschile, il diritto è sessuato. Questa suddivisione può essere utile a comprendere come gli elementi analitici descritti precedentemente siano presenti in ogni declinazione del pensiero femminista, anche se in forme contraddittorie ed eterogenee tra loro, e restino i nodi intorno ai quali il femminismo continua a produrre un discorso politico e un dibattito pubblico che insiste sulle categorie del soggetto, dei diritti, delle differenze, del genere e dei corpi.

 

Il femminismo giuridico nel panorama italiano e internazionale proprio su tale terreno ha giocato la sua partita negli ultimi venti anni, concentrandosi soprattutto sul rapporto conflittuale che intercorre tra donne/diritto/diritti, contrapposizione che è sempre stata, a ben guardare, segnata in prevalenza dalla rivendicazione emancipazionista. Il diritto positivo statuale e prima ancora quello naturale, direttamente espressione della volontà di Dio o del Principe, si è sempre basato su un’idea di universalismo direttamente emanata da un Uno neutro e maschio, sia dal punto di vista oggettivo che soggettivo. A partire da qui le lotte per i diritti delle donne in una lunga stagione inaugurata da Olympe de Gouges, dalle suffragette, dalla nascita delle pari opportunità che ha attraversato tutto il ‘900. Le studiose femministe hanno preso parola più volte su donne/diritto/diritti in un’alternanza di approdi e derive, suggerendo di volta in volta più che una metodologia, strategie e posizionamenti funzionali ad obiettivi politici precisi intorno alla questione del soggetto di diritto/dei diritti. Ma ha senso solo farsi due per chiedere al diritto di “cedere” parti di se stesso alle donne se non si smuovono alla base i fondamenti che lo hanno strutturato nei secoli?

 

Nel 1987 un gruppo di pensatrici italiane della differenza sessuale pubblicava un testo, Non credere di avere dei diritti, nel quale a proposito della giustizia e del diritto si sostenevano alcune tesi: il diritto è pensabile solo come traducibilità e fonte dell’esistenza sociale; la giustizia può darsi al di là della legge e del diritto attraverso la formula del giudizio politico sulle ingiustizie; fare giustizia significa praticare, ognuna nel luogo in cui si trova, un’idea di mondo giusto basato prevalentemente sulla valorizzazione dell’esperienza e della trama di relazioni. A partire da qui molte giuriste, filosofe e sociologhe del diritto hanno cominciato a scardinare sia l’idea di un diritto che debba rispondere solo al soggetto “neutro” e de-sessuato, sia l’idea secondo cui il diritto in sé e assai poco interessante per il femminismo. Testi, lavori, ricerche, libri introvabili che vorremmo rimettere al centro della riflessione contemporanea per verificarne scarti e resistenze rispetto alla lettura dei fenomeni giuridici contemporanei.

 

L’obiettivo di questa pagina che stiamo inaugurando, tuttavia, avrebbe anche l’ambizione di spostare e soffermarsi sul presente. Non ci interessa tanto ripercorrere la storia del rapporto tra donne/diritto/diritti, né fare una rassegna su cosa fa il diritto per le donne. Al contrario riteniamo che oggi più che mai vada risignificato il senso e la portata del femminismo giuridico intendendolo soprattutto come metodo, come approccio e come sapere critico in grado di spostare la geografia dei concetti che lo caratterizzano alla base. Un femminismo giuridico utile a tutti e tutte.

 

La critica femminista al diritto è situata, ma può parlare a tutti perché assume l’esperienza come punto di partenza per l’analisi e la trasformazione della società, decostruendo il soggetto universale del diritto e dei diritti, avulso dalla realtà materiale dei conflitti e delle relazioni. L’esperienza mette al centro della prospettiva femminista il corpo, un corpo non neutro, non in-dipendente, ma viceversa completamente immerso nelle reti di relazioni di potere, situato perché collocato in qualche punto della realtà sociale e allo stesso tempo perché da lì assume una prospettiva parziale e prende posizione. Il femminismo giuridico, pertanto, per noi è anche e soprattutto produzione critica dei saperi giuridici, irruzione di forme di esperienza impossibili da tradurre nel diritto positivo di matrice statuale, disvelamento delle contraddizioni e dei paradossi che caratterizzano lo stesso formalismo giuridico, nonché risignificazione permanente dei nodi conflittuali che si producono tra diritto e società e ri-valorizzazione del diritto stesso come esperienza.

 

Ci proponiamo, quindi, di scardinare dalle fondamenta i metodi, le discipline e le categorie, smascherandone la parzialità e le dinamiche di forza e potere che le determinano; e al contempo desideriamo esplorare e sviluppare saperi giuridici altri, in sintesi «fare mondo».

Per realizzare tali finalità questa pagina sarà il luogo dove poter tracciare una genealogia viva, mobile, dialogante, creativa del femminismo giuridico: raccoglierà quindi pubblicazioni, siti,  recensioni di testi e articoli, convegni, seminari, bibliografie che vanno in questa direzione e sarà porto da cui salpare con nuove ricerche, nuovi pensieri e nuovi lavori in grado di “fare la differenza” rispetto al formalismo giuridico rimettendo al centro le politiche del desiderio e caratterizzato l’esperienza femminista, disvelando l’irriducibilità della giustizia al potere legislativo.

 

Redazione

Del comitato di redazione fanno parte le responsabili dei contenuti del sito, che ricercano, selezionano e compongono i materiali. Sono anche quelle da contattare, insieme alle coordinatrici, per segnalazioni e proposte negli ambiti di loro competenz (...) Maggiori informazioni

Ilaria Boiano

Ilaria Boiano, attivista femminista, fa parte dell’ufficio legale dell’associazione Differenza Donna di Roma e dell’ASGI- Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. Lavora come avvocata specializzata nella difesa dei diritti dell (...) Maggiori informazioni

Anna Simone

Anna Simone è ricercatrice TD in sociologia giuridica della devianza e del mutamento sociale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Roma 3. Ha insegnato per anni sociologia generale e sociologia dell’ambiente e del terri (...) Maggiori informazioni

Caterina Peroni

Caterina Peroni Dottoressa di Ricerca in Sociologia del Diritto, i suoi studi si inseriscono nella sociologia del diritto, nella criminologia critica e nelle teorie femministe e queer. Oggetto delle sue ricerche sono i processi di criminalizzazion (...) Maggiori informazioni